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L’area industriale; a destra i binari costruiti e mai terminati che si fermano nel piazzale della stazione ferroviaria

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POTENZA – L’idea non è certo nuova. Se ne parlava una quindicina di anni fa. Uno scalo merci nella stazione di Baragiano Scalo era stato preso in considerazione quando una grossa azienda avrebbe dovuto aprire un proprio stabilimento/deposito nell’area industriale. Del progetto di insediamento industriale non se ne fece più nulla, ma almeno il progetto di collegamento tra l’area industriale e lo scalo nel frattempo era andato avanti anche se, in corso d’opera, venne completamente stravolto dopo aver espletato l’appalto. La consegna dei lavori è datata 10 maggio 2010 ma non fu completato perché le ferrovie non autorizzarono il Consorzio a collegarsi alla rete ferroviaria nazionale per insufficiente traffico ferroviario garantito. Quello che rimane oggi sono dei binari che non vanno da nessuna parte. Un binario morto. Per l’opera furono stanziati circa 2 milioni e 400 euro e solo una parte fu usata. Allo stato attuale, da quanto si è potuto apprendere, ne resterebbero 1.300.000 da spendere.

Le scorse settimane la questione “Scalo merci a Baragiano” è tornata alla ribalta grazie al consigliere regionale Carlo Trerotola. Visto anche l’avvio delle procedure per la progettazione dell’alta velocità finanziata dal recente Decreto Rilancio e l’apertura, durante l’imminente estate, di 22 cantieri lungo la linea ferroviaria Potenza-Battipaglia, il leader di “Prospettive Lucane” ha avanzato l’ipotesi della «realizzazione alla stazione ferroviaria di Baragiano di uno scalo merci a servizio delle aree industriali di Balvano e di Baragiano, ove operano importanti realtà imprenditoriali, alcune delle quali di dimensione internazionale». E aveva aggiunto che intraprendeva l’iniziativa: «prendendo in parola il sottosegretario al Mit, Salvatore Margiotta, il quale, per sostenere la condivisibile necessità di effettuare una grande operazione di semplificazione e sburocratizzazione, ha sostenuto che “il vero problema in Italia non è reperire i finanziamenti, ma spendere i soldi”, e con la consapevolezza che ulteriori fondi possono essere stanziati dalla Regione Basilicata, anche attingendo al Por Fesr 2014-2020». Fin qui Trerotola che aveva annunciato che avrebbe coinvolto anche i sindaci dell’area per aprire un tavolo di concertazione

Dal sito del consorzio Asi di Potenza si evince che nell’area industriale di Baragiano Scalo dei 33 lotti previsti solo in una decina risultano esserci delle aziende in attività. A molte delle quali, anche per le piccole dimensioni, non servirebbe uno scalo merci. L’area industriale di Baragiano, giova ricordare, è ubicata tra i Comuni di Baragiano e Balvano. Essa, pur essendo compresa nei confini amministrativi del secondo, si sviluppa a ridosso dell’insediamento abitativo di Baragiano Scalo (le abitazioni più prossime distano poche centinaia di metri dal perimetro dell’area industriale) e da qui è accessibile attraverso la strada statale 7. Nata nel post-terremoto del 1980 e destinata ai sensi della Legge 219/81 a “insediamenti industriali di media e piccola dimensione”, l’area industriale non ha mai funzionato a pieno regime: nel 2013 su 35 aziende insediate, 22 risultavano attive per un totale di lavoratori pari a 139. In soli sette anni, dunque, più di 10 aziende hanno chiuso, riducendo di fatto anche il numero degli impiegati. Secondo l’Asi allo stato attuale sono 113.Nell’area industriale di Balvano che comunque dista non poco dallo scalo di Baragiano su otto lotti solo tre risultano essere produttivi. Tra questi tre c’è uno degli stabilimenti della Ferrero, fiore all’occhiello di tutta l’industria lucana. Gli occupati sono 439 di cui solo 8 non risultato dell’azienda dolciaria

«L’idea di uno scalo ferroviario non mi dispiacerebbe – ha detto il sindaco di Balvano Costantino Di Carlo – purché ci sia una idea dietro di sviluppo». Guardando i numeri delle aziende presenti, oggi come allora uno scalo ferroviario rischia di essere l’ennesima cattedrale nel deserto. «Bisognerebbe promuovere – ha continuato Di Carlo – politiche di insediamento industriale, che attraggano gli imprenditori a investire». In effetti l’area industriale di Baragiano Scalo, come la maggior parte degli insediamenti nati dalla legge 219 del post terremoto 1980, ha risentito della stessa “patologia” da conquista. Diverse aziende che si sono succedute negli anni o sono fallite o hanno preso un’altra strada. Dello stesso parere di Di Carlo, il primo cittadino di Baragiano Franco Guerino Vito Antonio Colucci: «Ben venga lo scalo merci – ha detto – purché accompagnato da politiche di sviluppo per l’intera area»

Il progetto proposto da Trerotola deve fare i conti con la realtà: un’opera concepita e mai finita (il collegamento ferroviario) e una quantità di aziende attuale, forse insufficiente, per giustificare uno scalo merci ferroviario. Certo è che soldi ce ne sarebbero. Magari intervenire sulla strada dell’area industriale di Baragiano Scalo, come ipotizzato da qualcuno, non sarebbe un’idea peregrina. Ne gioverebbe almeno il traffico su strada.

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