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Un pozzo petrolifero in Val D'Agri

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POTENZA – Dodici anni e mezzo per la costituzione dell’Osservatorio ambientale della Val d’Agri, dopo gli accordi con Eni del 1998, che ne prevedevano la copertura dei costi di gestione, «per 15 anni», da parte della compagnia petrolifera. Altri 4 per trasformarlo in una fondazione partecipata da Regione e comuni, che, a garanzia della sua indipendenza, si sarebbe dovuta finanziare con un contributo annuale del suo socio più importante. Più 2 per unirla a un’altra fondazione, che intanto aveva avviato un progetto di monitoraggio epidemiologico nel territorio delle estrazioni, e poi dimenticarsene. Lasciando quella che oggi si chiama Farbas (Fondazione Ambiente Ricerca Basilicata) priva delle risorse attese e con un’indagine epidemiologica ancora da ultimare.

E’ questo quanto sta accadendo da qualche mese a questa parte tra il Dipartimento ambiente della Regione e gli uffici ospitati tra il vecchio palazzo regionale alla fine di via Pretoria, a Potenza, e via Vittorio Emanuele, a Marsico Nuovo.

Sono trascorsi ormai due anni e mezzo, infatti, dall’ultimo trasferimento dei 300mila euro all’anno attesi dalla Fondazione per coprire le sue spese di funzionamento. Un lasso di tempo importante, che rischia di diventare “fatale” non appena si saranno esaurite le risorse incassate nei mesi scorsi dalla partecipazione della fondazione, che può contare sui contribuiti di una fetta importante del mondo scientifico e accademico lucano, a una serie di progetti nazionali ed europei.

Già a gennaio, infatti, tutti i contratti di collaborazione in essere non sono stati rinnovati. Così diverse professionalità costruite all’interno della struttura hanno già cercato e trovato occupazione altrove.

«Nessuno vuole chiudere la Fondazione». Ha replicato al Quotidiano l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa. «Sono stato io dai banchi dell’opposizione a sollecitarne più volte le attività. Ora stiamo cercando soltanto di definirne il ruolo evitando alcune sovrapposizioni che si sono state negli ultimi tempi con l’Arpab».

L’assessore ha parlato anche della necessità di modificare quanto previsto dallo statuto della fondazione nella parte in cui prevede che il contributo per le sue spese di gestione a carico della Regione debba essere indicato dal consiglio di amministrazione della fondazione stessa. Benché di nomina dell’assemblea in cui la Regione detiene la maggioranza dei voti.

«A nostro avviso su questi temi c’è un solo luogo dove si forma la volontà politica che è il Consiglio regionale, in occasione dell’approvazione del bilancio». Ha spiegato Rosa.

«Quindi non c’è nessun obbligo da parte della Regione, a differenza che per gli enti cosiddetti strumentali come l’Alsia o l’Arpab, a cui sono stati assegnate per legge». Ha aggiunto l’assessore. «L’idea è che la fondazione porti avanti progetti condivisi con la Regione Basilicata, che a quel punto le riconoscerà una quota di spese di gestione».

L’assessore ha confermato anche la volontà dell’attuale amministrazione regionale di completare l’indagine epidemiologica avviata nel 2018 dalla Fondazione Basilicata ricerca biomedica, e poi proseguita da Farbas, dopo la fusione tra le due entità. Un’attività, particolarmente attesa dalla popolazione della Val d’Agri dopo l’allarme scatenato dai risultati della Valutazione d’impatto sanitario commissionata dai comuni di Viggiano e Grumento Nova a un gruppo di studio guidato dal Cnr di Pisa, che aveva evidenziato «associazioni di rischio» tra le emissioni del Centro olio dell’Eni di Viggiano e una serie di patologie.

«Abbiamo soltanto prorogato il termine di scadenza del progetto al 31 12». Ha assicurato l’assessore.

Ottimista sull’esito delle trattative per ottenere almeno le risorse necessarie per la chiusura dell’indagine, anche il presidente Farba, Giovanni Mossuto.
«Alla luce delle interlocuzioni avute con la nuova governance, anche in un ultimo incontro – ha spiegato Mossuto al Quotidiano – , attesa la qualità e la quantità del lavoro svolto, confido nella sensibilità e nella volontà dell’attuale assessore nel proseguire le attività in corso e programmare congiuntamente nuove attività».

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