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La sede del Comune di Potenza

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POTENZA – Più tasse e meno servizi per i cittadini di Potenza. È quanto si prospetta, in sintesi, alla luce dell’approvazione del “Decreto Aiuti” da parte del Governo. Nel provvedimento, tra bonus e incentivi vari, c’è anche un capitolo dedicato agli enti locali. In particolare, ai comuni capoluogo che fanno segnare un disavanzo pro-capite superiore a 500 euro, chiamati a rimettere a posto i propri conti. Come nel caso del Comune di Potenza, appunto, che ha un passivo di circa 80 milioni pari a un disavanzo pro-capite di circa 1.247 euro.

Per perseguire e raggiungere l’obiettivo del riequilibrio finanziario, sono state previste dal decreto una serie di misure da mettere in campo in tempi stretti. In pratica, gli enti che si trovano nelle condizioni del Comune di Potenza (una decina nel Paese) potranno sottoscrivere con palazzo Chigi, entro un mese dall’entrata in vigore del cosiddetto Decreto Aiuti, un accordo per il ripiano del disavanzo. Una sorta di “patto” che prevede l’attuazione di provvedimenti da “lacrime e sangue”. Ma soprattutto una forte assunzione di responsabilità da parte degli enti, dato che non ci saranno risorse disponibili in mancanza di misure concrete attuate dall’amministrazione comunale.

In sostanza, lo spirito delle norme inserite nel decreto è che i debiti vanno pagati lì dove sono stati fatti. Tanto per cominciare, tra le misure da adottare ci potrà essere anche l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef, in deroga al limite previsto per legge, in misura non inferiore allo 0,2 per cento. Nel caso di Potenza, dove l’addizionale sul reddito è già da tempo allo 0,8 per cento si arriverebbe almeno all’1 per cento, se non di più. Insomma, più tasse da pagare per i cittadini, in base naturalmente al reddito di ciascuno. Come già avvenuto in alcune realtà territoriali più grandi (una per tutte, Roma), l’addizionale Irpef potrà quindi superare quella che è l’attuale sogli massima.

Il Decreto elenca poi altre misure che potranno essere messe in campo dai Comuni per rientrare dal disavanzo. Tra queste, si fa riferimento all’aumento dei canoni di concessione e di locazione; l’incremento della riscossione delle proprie entrate; una riduzione strutturale del 2% annuo degli impegni di spesa di parte corrente; la razionalizzazione delle partecipazioni e sul personale (a rischio, quindi, anche eventuali assunzioni); la riorganizzazione e lo snellimento della struttura amministrativa; la razionalizzazione degli uffici; gli incrementi degli investimenti, anche attraverso l’uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La sottoscrizione dell’accordo sarà però subordinata alla verifica delle misure proposte dal singolo Comune, a cui sarà preposto un tavolo tecnico che sorgerà al ministero dell’Interno in cui siederanno i rappresentanti del Viminale, del Ministero dell’Economia e Finanze e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Resta da vedere se questo consentirà al Comune di Potenza di evitare il pre-dissesto. Agli inizi di marzo il Consiglio comunale ha infatti approvato l’adozione del Piano di riequilibrio finanziario. Da quella data decorrono i 90 giorni che il Comune ha a disposizione per riempire il Piano di contenuti, in modo da spalmare in 20 anni la massa passiva di circa 80 milioni che pende come una spada di Damocle sulle casse dell’ente.

Già allora, però, il sindaco Mario Guarente non ha fatto mistero di considerare la procedura di pre-dissesto come l’ultima spiaggia, sperando di poterne fare a meno grazie a un provvedimento di aiuti statali che intervenisse prima del decorso dei novanta giorni disponibili per dare concretezza al Piano di riequilibrio approvato due mesi fa dall’assemblea consiliare.

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