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CATANZARO – «E’ stata demolita la lotta alle mafie». E’ durissimo il giudizio del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, dopo la sentenza con la quale la Corte Europea di Strasburgo ha chiesto all’Italia di rivedere l’ergastolo ostativo (LEGGI). Per un magistrato che da anni lotta in prima linea contro la ‘ndrangheta, la sentenza è illogica e irrazionale, «perché un boss non smette mai di essere tale, per cui l’idea che un giorno possa comunque uscire dal carcere diventa, comunque, la prospettiva per tornare a essere un capo a tutti gli effetti, mantenendo in maniera sempre più forte i contatti con l’esterno».

Rispondendo alle domande dell’Agi, Gratteri non esprime dubbi: «Con questa decisione passa l’idea che si possa commettere qualunque crimine, tanto prima o poi potrai uscire dalla galera, conservando la caratura criminale che deriva dalla forza di non collaborare, ma di chiudersi nell’omertà assoluta».

Rischia di scomparire, dunque, a parere del magistrato, un punto cardine nella lotta alle mafie: «Il regime del 41 bis e quello dell’ergastolo hanno rappresentato fino ad oggi – ha affermato il procuratore Gratteri – la garanzia che il boss sarebbe rimasto in carcere senza poter più esercitare il suo potere, anche per questo molti di essi hanno deciso di collaborare, cosa che adesso rischia di non avvenire più».

Gratteri è preoccupato per gli effetti che potranno esserci non solo in Italia: «I mafiosi tireranno ora un grande sospiro di sollievo, perché quello espresso dalla Corte di Strasburgo è un principio devastante per il nostro sistema antimafia che – ha aggiunto – non può essere paragonato o uniformato a quello di altre realtà perché qui ci sono specificità assolutamente diverse».

Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, ha affermato: «Non si faccia l’errore di ritenere incostituzionale l’ergastolo ostativo. La decisione della Grand Chambre deve, però, innescare una seria riflessione sulla necessità di apportare correttivi in grado di rendere ancora più efficace la nostra legislazione antimafia».

«Per combattere il sistema criminale di tipo mafioso – prosegue Lombardo – non basta più solo uno Stato autorevole, servono strumenti evoluti che ci consentano di abbattere i tempi della risposta giudiziaria. Abbiamo tutti bisogno di una giustizia più moderna ed efficace. Va acquista la consapevolezza che di questi temi non si può più discutere, in modo più o meno dotto, senza coinvolgere la comunità internazionale. È compito nostro, che conosciamo a fondo il fenomeno mafioso e che abbiamo vissuto sulla nostra pelle la stagione delle stragi, far comprendere appieno che una evoluta strategia di contrasto deve passare dall’impegno congiunto di tutti gli Stati, chiamati a sviluppare una rinnovata sensibilità antimafia che consenta di superare definitivamente gli ostacoli posti dalle fisiologiche differenze ordinamentali».

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