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CATANZARO – I carabinieri e la Guardia costiera hanno proceduto al sequestro, su disposizione del giudice per le indagini preliminari, di ben 71 villette costruite, secondo l’accusa, sul demanio marittimo a Caminia di Stalettì, nota località turistica del Catanzarese.

In particolare, i militari hanno accertato che le villette sorgono a ridosso dell’arenile e, quindi, in un’area in cui in teoria sarebbe interdetta la costruzione.

Ai proprietari degli immobili, che risultato tutti indagati, in tutto 68, dalla Procura di Catanzaro con l’accusa di aver messo in atto il reato di occupazione del demanio marittimo, è stato notificato un ordinanza di sgombero alla quale devono adempiere entro 90 giorni.

All’operazione hanno preso parte i carabinieri del Comando provinciale, guidati dal colonnello Giuseppe Carubia, della sezione di polizia giudiziaria della Procura, guidata dal maggiore Gerardo Lardieri, e gli uomini della Guardia costiera di Soverato, coordinati dal tenente di Vascello Augusto Cipollone.

«Un ecomostro diffuso che, nonostante sollecitazioni giudiziarie extrapenali e penali meno invasive, continua ad ergersi sul demanio deturpando il paesaggio, impedendo l’uso pubblico dell’area, rivendicando, quasi arrogantemente, il diritto all’impunità».

Queste le parole utilizzate dai pm della Procura di Catanzaro nella richiesta di sequestro delle 71 villette a Caminia di Stalettì. La richiesta è firmata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Graziella Viscomi ed è stata accolta dal gip Giulio De Gregorio.

La vicenda delle villette estive della Catanzaro bene realizzate a Caminia si trascina da anni nonostante, scrivono i pm, si tratti di un terreno «incontestabilmente pubblico” situato tra la spiaggia e la ferrovia.

Le indagini hanno evidenziato come sia un privato che il Comune di Stalettì avevano «consapevolezza della titolarità dell’area in capo al demanio marittimo» pur sostenendo la tesi di una sorta di sdemanializzazione tacita per effetto del non uso da parte dell’amministrazione Statale.

Anche il Tar si è pronunciato sulla vicenda in maniera favorevole allo sgombero e per i pm «non vi è alcun dubbio sull’appartenenza pubblicistica dell’area. Il titolo, infatti, è conteso unicamente fra lo Stato ed il Comune, mentre i privali non vi hanno mai acquisito diritti reali».

«La lettura del provvedimento – scrivono i magistrati – dimostra una volta di più la consapevolezza dell’abuso da parte degli occupanti che non hanno (e sanno di non averli) né il contratto di compravendita col Comune (che questi giammai avrebbe potuto stipulare poiché non è proprietario), men che meno posseggono un titolo edilizio che li legittimasse a fare scempio del territorio e sottrazione all’uso collettivo mediante la realizzazione dei bungalow oggetto della richiesta di sequestro».

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