X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – La decisione sulla sospensione dell’avvocato Antonio Larussa non è ancora esecutiva, per cui il legale può ancora esercitare la professione.

La sospensione, non esecutiva, per quatto mesi dalla professione di avvocato, è stata decisa dal Consiglio distrettuale di disciplina presso la Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti dell’avvocato Antonio Larussa (LEGGI), ritenuto responsabile di un illecito disciplinare relativo alla violazione di due articoli del codice deontologico “venendo meno – si legge nell’incolpazione – ai doveri di lealtà, correttezza, probità, coscienza e fedeltà, esprimendo apprezzamenti denigratori sull’attività professionale svolta dall’avvocato Francesco Pagliuso, per come emerge dalla motivazione della sentenza del gup di Catanzaro” che in sede penale in primo grado ha assolto l’avvocato Larussa.

Sentito telefonicamente dal Quotidiano del Sud, l’avvocato Larussa ha precisato che il problema “nasce dalle dichiarazioni della sorella dell’avvocato Pagliuso e di alcuni avvocati che si sono limitati a riferire quanto da loro appreso in un momento di sfogo da parte dell’avvocato Pagliuso. La singolarità della questione – secondo quanto riferisce l’avvocato Larussa – sta nell’impossibilità di decifrare quale sarebbe stata la frase denigratoria, visto che si parla di una denigrazione e nessuno è stato mai in grado di precisare in che termini si sarebbe espresso l’Avvocato Larussa nei confronti dell’Avvocato Pagliuso”.

«La comprensibile sofferenza – ha aggiunto Larussa – che mi deriva dalla pronuncia di un provvedimento disciplinare che io, pur rispettando, ritengo assolutamente ingiusto e , sotto molteplici profili, illegittimo, si acuisce nel momento in cui viene estesa la conoscenza di tale provvedimento mediaticamente. È evidente che ho già pronto l’atto con cui impugno questa decisione. Mi sorprende, nello stesso tempo, come venga quasi banalizzato l’esito di un controllo giurisdizionale che ha ritenuto l’insussistenza di uno dei due fatti a me contestati e riconoscendo come non abbia commesso l’altro. Sorge, poi, grande perplessità nel constatare questo rigore così palesemente ostentato. Fin d’ora, senza anticipare le ragioni che porrò a sostegno del mio appello, non consento ad alcuno di parlare di responsabilità indiretta per il fatto drammaticamente accaduto, avendo nel contempo attivato le iniziative giudiziarie a tutela della mia persona».

In qualunque caso sottolinea la mancanza di esecutività della decisione del Consiglio di Disciplina in attesa del pronunciamento del Consiglio Nazionale Forense che sarà adito dall’avvocato Larussa

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE