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Nicola Gratteri

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CATANZARO – Nicola Gratteri non commenta. Sorriso beffardo, ma nessuna parola. Poche ore prima, intorno alle 11,30, le agenzie di stampa hanno “battuto” la notizia del giorno: “Melillo è il nuovo procuratore antimafia, sconfitto Gratteri”. Non è chiaro quanto il procuratore Gratteri si aspettasse questo esito, ma non sembra avesse aspettative positive. Per assurdo, le notizie che trapelavano da Roma alcuni giorni fa, lasciavano intendere che il procuratore capo di Catanzaro potesse davvero giocarsi la partita per la successione a Federico Cafiero de Raho. Poi c’erano state le valutazioni emerse nella corsa di Gratteri, con le quali si evidenziavano i «metodi di indagine unici ed originali, di estrema efficacia» (LEGGI). Frasi e sensazioni che aveva fatto immaginare soluzioni ben diverse da quella arrivata oggi, ma che in realtà nascondevano gli equilibri interni al plenum del Csm.

La verità è che la politica non ha quasi mai apprezzato e condiviso lavori e metodi del procuratore più esposto d’Italia. Troppo scomode le sue dichiarazioni e i suoi modi di fare. Qualche inchiesta finita male, con l’accusa anche di un eccessivo protagonismo e una sovraesposizione mediatica. Eppure, il Consiglio superiore della magistratura, lo stesso che oggi ha preferito Melillo, poco più di quattro anni fa aveva sostenuto all’unanimità la nomina di Gratteri a procuratore capo di Catanzaro. E solo lo scorso dicembre aveva confermato lo stesso magistrato alla guida della Dda catanzarese per un altro quadriennio. L’ultimo, come previsto dalla normativa.

Un “amore” scomodo, evidentemente. Considerato che gli apprezzamenti per il lavoro del procuratore calabrese non sono mai andati oltre ai soliti comunicati stampa di routine. Gratteri è sempre stato inviso a certi ambienti di sinistra come ad altri di destra. Persino l’ipotesi di un suo ministero per il Governo Renzi venne immediatamente bloccato e osteggiato da buona parte della politica nazionale.

Gratteri è così. Sembra essere un po’ come quella pubblicità di una nota marca di scarpe secondo cui “o lo odi o lo ami”. Ovviamente qui non si tratta di “amare” o “odiare” qualcuno, semplicemente basterebbe scegliere le persone giuste al posto giusto, rispettando tutto e tutti.

Ciò che trapela dagli ambienti del palazzo di giustizia di Catanzaro è un Gratteri che appariva ben conscio della difficoltà di convincere i componenti del Csm sulla sua nomina quale successore di de Raho. L’indicazione è, comunque, politica e lui non ha mai taciuto dinnanzi a quelli che ha ritenuto errori della classe dirigente nazionale. Basti pensare alle dichiarazioni dirette e per nulla mediate sulla riforma Cartabia o su qualunque altro tentativo di mitigare le normative sulla detenzione dei mafiosi. Oppure, le polemiche continue e infinite sulla posizione giudiziaria di Giancarlo Pittelli, avvocato e politico di primo piano travolto dall’inchiesta antindrangheta del procuratore Gratteri.

In pochi mesi, il magistrato ha prima ritirato la candidatura presentata per guidare la Procura di Milano (realtà troppo in vista proprio nelle indagini sulla politica), ora silurato nella nomina a procuratore nazionale antimafia. A questo si aggiunge la decisione di non partecipare nemmeno al possibile incarico di procuratore di Roma, considerata che quella è una sede ancora più complessa e delicata.

Cosa farà Gratteri adesso? Quello che ha sempre dichiarato di voler fare: proseguire la sua esperienza a Catanzaro per «smontare la Calabria come un Lego». La guida alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro durerà almeno per altri tre anni abbondanti, quando scadrà il suo duplice mandato quadriennale iniziato il 16 maggio 2016. Una notizia non buona per “colletti bianchi”, “zone grigie” e malavitosi di ogni ordine e grado in azione nelle quattro province di competenza.

Quella di oggi non appare essere una giornata straordinaria nella lotta alle mafie, come hanno evidenziato magistrati del calibro di Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita (LEGGI), ma potrebbe diventare un giorno buono per una terra che ha ancora tanto bisogno di essere ripulita da una ‘ndrangheta sempre più potente, sempre più collegata e invasiva.

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