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Il New York Times, in un articolo sui 12 generali uccisi in guerra, ha scritto che le forze ucraine sono riuscite ad uccidere molti di loro grazie a informazioni fornite loro dai servizi segreti americani.

La Casa Bianca attraverso il Consiglio della sicurezza nazionale ha criticato l’autorevole testata dichiarando questa scelta “irresponsabile”.

In Italia, il Fatto Quotidiano, a firma di Lucio Musolino, scrive che i servizi di sicurezza di un paese straniero avrebbero appreso attraverso un’intercettazione della preparazione di un attentato contro il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. La segnalazione è di alcune settimane fa.

Il quotidiano americano e quello diretto da Marco Travaglio hanno svolto bene il loro lavoro. Hanno valutato che le loro notizie andavano divulgate. Si sono assunti delle responsabilità. Ma a differenza degli Usa, in Italia, il Copasir ha avuto un atteggiamento diverso.

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«Ho telefonato questa mattina al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, per esprimergli piena solidarietà e vicinanza anche a nome di tutto il Copasir», ha poi scritto un tweet, il presidente del Copasir, Adolfo Urso.

È molto grave che sia avvenuta una grave fuga di notizia di questo tipo. A poche ore dalla mancata elezione, o sconfitta meglio dire, di Nicola Gratteri, a procuratore nazionale antimafia. Considerato che le notizie sono datate, le misure di sicurezze saranno state già rafforzate, ma il progetto di attentato era meglio rimanesse riservato, infatti ha avuto accesso ad un’informazione “segreta e secretata” da parte di chi ha ascoltato l’intercettazione.

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Nulla questio sul giornalista. La fuga di notizia è gravissima. Ci auguriamo che il Copasir, ma anche altri parlamentari, si attivino a verificare il livello di riservatezza dei nostri servizi. Se invece la talpa, perché una talpa c’è, sta in qualche Palazzo di Giustizia, il Ministro Cartabia dovrebbe predisporre un’ispezione.

Ci sembra che la soffiata al Fatto rischia di compromettere un’indagine rilevante. Ricordiamo che per nuovi provvedimenti le procure non possono tenere neanche conferenze stampa e poi notizie top secret diventano di pubblico dominio.

Non vorremmo che come ai tempi di Falcone e dell’attentato dell’Addaura riemergano quelle “menti raffinitissime” che nei meandri della Repubblica pestano sempre nel torbido per scopi oscuri e maleodoranti.

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