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Una corsia di ospedale

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CATANZARO – L’Asp ha un nuovo piano di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale. Nei giorni scorsi è stato approvato dal commissario straordinario aziendale, Ilario Lazzaro, l’aggiornamento del piano.

La risposta del sistema sanitario (nazionale e non solo regionale) ad eventi pandemici è stata al centro di furenti polemiche oltreché di inchieste mediatiche e giudiziarie. Rimane ferma la certezza che un sistema deve essere dotato di importanti strutture e servizi per poter rispondere all’esplosione di una pandemia che per sua natura prende alla sprovvista. Ne è una prova quanto accaduto a febbraio di due anni fa con l’avvento del covid. Se è vero che i piani nazionali non erano aggiornati, è anche vero che non sarebbero bastate le sole previsioni sulla carta per assistere ad una risposta adeguata. Basti pensare che anche le Regioni più sviluppate si sono ritrovate con i posti di rianimazione ben al di sotto della soglia di guardia fissata da Agenas.

E mentre ancora a Catanzaro gli adeguamenti nelle strutture ospedaliere rimangono solo sulla carta – a seguito dei piani di riordino della rete ospedaliera e territoriale approvati dall’allora commissario Saverio Cotticelli – si può apprezzare intanto l’aggiornamento del piano dell’Asp. In premessa, si rimarca come il covid abbia «insegnato la necessità di disporre di un sistema di risposta tempestivo ed efficace». In particolare si mira a poter adottare in tempi brevissimi misure quali «la piena disponibilità di mascherine chirurgiche, il distanziamento fisico, la disponibilità di dispositivi di protezione per operatori sanitari e pazienti, disponibilità di posti letto ordinari e di terapia intensiva, la capacità dei dipartimenti di prevenzione di attivare tempestivamente le idonee misure di profilassi, il potenziamento della medicina territoriale, il riordino della rete dell’emergenza urgenza e la vaccinazione di massa».

Ora, ad eccezione dell’ultimo punto alzi la mano chi può dire che tutti gli obiettivi elencati non abbiano rappresentato problemi catastrofici non solo per l’Asp ma anche per l’intero sistema sanitario regionale. I posti letto sono andati aumentando con molta lentezza e comunque con ripercussioni per altre unità operative, vedi i ripetuti spostamenti di Geriatria al Pugliese. Il dipartimento di prevenzione più volte ha dimostrato grandissimo affanno nello stare dietro al tracciamento. La medicina territoriale è all’anno zero e spera di poter attingere alle risorse del Pnrr per rilanciarsi dal depauperamento di risorse, tecnologie e personale imposto dagli ultimi anni di severo piano di rientro. Insomma, è la dimostrazione pratica che scrivere una cosa sulla carta non equivale a poter dare una risposta effettiva al problema della pandemia.

Il piano prevede, come da linee guida regionali, l’istituzione e formalizzazione di un Gruppo Operativo Locale per l’emergenza, di cui fanno parte anche le aziende ospedaliere del territorio. Ed infatti sono coinvolti gli attori principali dei Distretti socio sanitari dell’Asp, del 118, dei presidi ospedalieri dell’Asp di Lamezia Terme e Soverato nonché i responsabili delle Malattie Infettive, Farmacia Ospedaliera, Anestesia e Rianimazione e Medicina Generale del “Pugliese” e del “Mater Domini”. Si tratta, in breve, di tutti gli attori protagonisti coinvolti da due anni a questa parte nella lotta al covid. Il Gruppo Locale per l’Emergenza ha il compito di coordinare tutte le attività di prevenzione, diagnosi e cura, di adottare i piani pandemici aziendali, di adottare i piani aziendali per la formazione e la comunicazione in conformità agli indirizzi forniti a livello regionale e di assicurare la realizzazione delle attività richieste.

Sul territorio si va invece incontro all’operatività piena della Centrale Operativa Territoriale che fa da raccordo tra Dipartimento di Prevenzione, medici di base, 118 e Usca. Queste ultime sono ovviamente un altro tassello fondamentale nella risposta agli eventi pandemici. Vengono inoltre passate in rassegna le statistiche ospedaliere, dai 109 posti letto di area medica ai 30 di rianimazione. Il tutto dovrà essere implementato dai lavori previsti in ogni azienda. Ad esempio, la stessa Asp conta di ultimare la costituzione di 10 nuovi posti letto di rianimazione nella struttura esterna al presidio ospedaliero di Lamezia Terme. C’è infine spazio anche per le parti più strettamente tecniche quali la ventilazione, la sanificazione degli ambienti e dei mezzi nonché lo smaltimento di rifiuti e dispositivi di protezione utilizzati.

Insomma, sulla carta si tratta di una presa d’atto adeguata e cosciente. Quello che conta è che la gestione sia agevolata da interventi di progresso nella rete sanitaria. Di modo che non ci sia apprensione in caso di una nuova variante più aggressiva della Omicron piuttosto che di una nuova pandemia fra 20 anni. Che questa lezione sia servita e che non siano ripetuti gli stessi, tragici, errori di sistema. Perché l’abnegazione dei sanitari è stata encomiabile. Ma è giusto metterli in condizione di lavorare nel migliore dei modi.

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