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Alcune banconote

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CATANZARO – «Quest’anno in Calabria sono finiti all’asta quasi 1500 immobili». E’ quanto rende noto il Codacons «alla luce dei risultati di un monitoraggio effettuato nei 10 Tribunali calabresi». «Vibo Valentia e Crotone – riporta il monitoraggio – sono le province che registrano una impennata preoccupante.

Infatti già rispetto al 2016, considerato uno degli anni peggiori per numero di pignoramenti immobiliari, il 2017 (sebbene non sia ancora concluso) registra un incremento in queste due città da par paura. A Vibo le procedure immobiliari aumentano del 15%, a Crotone di ben il 25%. Praticamente la cartina di tornasole della situazione economica nella nostra regione.

«Una volta subito il pignoramento, diventa un’impresa titanica venirne a capo – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – perché le somme aumentano a dismisura, ci sono le spese della procedura, quelle legali, quelle per la pubblicità degli annunci immobiliari, per non parlare di altri creditori che possono intervenire. Uno tsunami che non guarda in faccia nessuno: non solo piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, ma anche famiglie di impiegati, che, oramai, non riescono più a sostenere il peso dei debiti contratti per sopravvivere. Infatti per finire nel tunnel della povertà, basta davvero poco una spesa improvvisa, una uscita non preventivata».

«Riceviamo continue segnalazioni – sostiene il vicepresidente del Codacons – di famiglie costrette a chiedere un finanziamento non già per effettuare acquisti, ma per pagare altri prestiti. Un circolo vizioso da cui è difficilissimo uscire. Senza contare che questo fenomeno dilagante lascia spiragli sempre più ampi alla piaga dell’usura. E così finanziamento dopo finanziamento, aumenta il rischio di ritrovarsi con la casa in vendita. La parte del protagonista nelle esecuzioni immobiliari è riservata agli Istituti di credito. I quali, a volte davvero in maniera scellerata, agiscono esecutivamente senza aver prima tentato soluzioni alternative. Il ricorso alle segnalazioni a sofferenza effettuate con una disarmante disinvoltura meriterebbe un durissimo intervento da parte della Banca d’Italia. Ed invece assistiamo a segnalazioni che finiscono per decretare la ‘mortè sociale di un cittadino, disposte senza alcuna necessità».

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