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Monsignor Parisi saluta la folla di fedeli

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – «Una chiesa presente e profetica: questa la sfida che ci apprestiamo a compiere in questa comunità»: queste le parole finali di monsignor Serafino Parisi, che ieri pomeriggio ha preso possesso della cattedra nella diocesi di Lamezia Terme. Parole, che hanno preceduto la solenne benedizione con indulgenza plenaria, fatta per conto di Papa Francesco.

Ed è stata una lunga giornata quella del neo vescovo a Lamezia, considerato che  già nella mattinata ha dapprima fatto visita ai malati dell’ospedale  “S. Giovanni Paolo II”, accompagnato da don Pino Gigliotti. Si è poi recato  nel palazzo comunale, ricevuto dal sindaco Paolo Mascaro. Nella sala intitolata  a monsignor Luisi, insieme al primo cittadino, anche le massime autorità istituzionali,  civili e militari, con il benvenuto dato dal presidente del consiglio comunale, Giancarlo Nicotera.   Il neo vescovo è stato accolto all’ingresso della città, dal clero locale, e dopo un corteo  tra due ali di folla, si è recato nella cattedrale, che tre anni fa aveva accolto il suo predecessore, monsignor Giuseppe Schillaci, poi trasferito a Nicosia. 

Nella cattedrale il neo vescovo, come da tradizione,  ha dato il bacio al Crocefisso per poi fare un breve momento di oblazione  davanti al santissimo sacramento.  E’ poi uscito, preceduto dalla copiosa delegazione di sacerdoti e vescovi (tra cui quello di Crotone, monsignor Angelo Raffaele Panzetta),  sulla piazza Ardito, dove si è tenuta la sua prima celebrazione eucaristica da vescovo.  Nella sua introduzione, a monsignor Parisi è stato ricordato che troverà a Lamezia una comunità  all’insegna della bellezza, ma in cui i problemi non mancano. Poco prima delle 19, poi, c’è stato il tradizionale passaggio di pastorale e la presa di possesso della cattedra, sulla quale monsignor Parisi si è seduto, ricevendo l’omaggio del clero presente. Ad accompagnare i momenti della celebrazione, finita poco prima delle 21,  il coro che ha eseguito  anche L’inno alla carità, del compositore Stefano Cropanese, realizzato appositamente per l’ordinazione di monsignor Serafino. 

Obbedienze riconciliazioni sono state le parole che più volte ha citato il neo vescovo ha citato nella sua prima omelia, commentando anche la parabola del buon samaritano. «Obbedienza – ha detto – che è parte attiva e generativa dell’ascolto». Ha poi sottolineato l’importanza del prossimo «che altro non è che me che mi faccio vicino agli altri».  Un forte invito, poi, ha fatto sull’evitare le divisioni «nelle quali c’è il diavolo» e  di assumersi e non rifiutare, come spesso accade, le proprie responsabilità. «Non ci siano più Caino ed Abele» – ha ribadito con forza – e su questo dobbiamo riflettere come comunità sociale e parrocchiale».   

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