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COSENZA – Scambiare foto o video sessualmente espliciti attraverso la rete: si chiama sexting ed è, purtroppo, uno dei pericolosi più insidiosi con cui si confrontano al giorno d’oggi le famiglie, specie quando vicende del genere coinvolgono minorenni. E non a caso, sono tutti minorenni i protagonisti di un caso del genere verificatosi nei giorni scorsi in un centro dell’hinterland cosentino.

La ragazza, appena quattordicenne, è nuda davanti alla telecamera del suo smartphone quando dà inizio alla registrazione di un filmino di qualche minuto che poi finisce sulle chat di alcuni suoi coetanei.

Nella storia di Marina (nome di fantasia) non c’è depravazione e vizio: i destinatari di quel video hard, che la ritrae in pose sensuali, sono tutti suoi conoscenti. Quando lo invia non si rende conto della leggerezza che sta commettendo; quando loro lo ricevono e poi lo inoltrano ad altri amici non sanno che, non solo macchieranno per sempre la reputazione della ragazza, ma soprattutto che stanno commettendo un reato.

Non è chiaro che diffusione abbia avuto quel filmino, ma di certo c’è che la madre della quattordicenne prende il telefono della figlia e, controllando nelle diverse chat, scopre quanto accaduto. La donna comincia ad incalzarla con le sue domande di mamma. È molto preoccupata e, nel timore che la situazione possa degenerare, convince la figlia a raccontare i contorni della vicenda alle forze dell’ordine.

La sua narrazione è adesso custodita in una denuncia che ha consentito l’apertura di un’indagine a carico di cinque ragazzini, tutti minorenni. Non sono ancora chiari i rapporti che la ragazza avesse con loro: solo accertamenti più approfonditi potranno ricostruire i contorni di una storia “semplice” quanto terribile. Di certo, la ragazzina ha dato agli inquirenti i nomi dei destinatari del video e questi sarebbero già stati convocati in caserma per fornire la loro versione dei fatti.

Non è dato sapere se dietro si celino costrizioni o ricatti: dalle poche informazioni trapelate, pare che la giovane, al momento della ripresa, forse nella sua cameretta. Adesso, gli investigatori frugheranno nei loro telefonini e gli accertamenti serviranno anche a ricostruire il giro che il video ha fatto in rete.

Speriamo di no, ma è una vicenda che vale da monito: per i ragazzi che si avventurano in esperienze di questo tipo che, la storia insegna, portano anche a conseguenze tragiche; e per i genitori, sempre più consapevoli del fatto che l’incontro tra adolescenti e tecnologie impone controlli e attenzioni extra rispetto al passato. Abbassare la guardia non si può, neanche per un istante.

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