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Una delle proteste attuate a Cosenza

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COSENZA – È stata richiesta dalla Divisione anticrimine della Questura di Cosenza ed emessa dal tribunale ordinario di Catanzaro sezione misure di prevenzione, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale nei confronti di tre attivisti di Cosenza.

Il provvedimento, generalmente applicato dall’autorità giudiziaria ad un soggetto ritenuto socialmente pericoloso già ammonito dal Questore, è stato notificato ieri. I tre ragazzi, due dei quali studenti universitari, sono “colpevoli” di una serie di reati relativi all’aver predisposto e partecipato a numerose manifestazioni organizzate in diversi ambiti, dalla mancanza dei servizi sanitari nella regione, ai crolli e al degrado del centro storico.

A darne notizia è una delle attiviste colpite dal provvedimento, attraverso un lungo sfogo sulla propria bacheca di Facebook.

«Ieri pomeriggio siamo stati convocati in questura – è scritto nel post – e abbiamo ricevuto tre fogli, poche righe che contengono una misura assurda e incommentabile. Una notifica di richiesta di sorveglianza speciale. Veniamo descritti come socialmente pericolosi, come soggetti da contenere, controllare e reprimere, come un problema per questa città. Una richiesta assurda, che ci ha lasciato senza parole, ci ha buttato nello sconforto. Una misura che vuole privarci delle nostre libertà, che mina il nostro futuro da attivisti, da lavoratori, da studenti, da cittadini che sognano un futuro diverso per se e per questa terra».

Le misure di prevenzione della sorveglianza speciale – forse non le uniche che arriveranno – giungono a pochi giorni dalla notifica di una multa salatissima per altri due attivisti, rei di aver organizzato una passeggiata nel cuore della città vecchia per sensibilizzare l’opinione pubblica sui crolli e sul silenzio delle istituzioni.

«Un paradosso – prosegue il post – del quale non ti capaciti. Perché viviamo in una regione maledetta, siamo circondati da malaffare e corruzione. Perché siamo consapevoli, conosciamo e combattiamo chi realmente ha le mani sulla città e ruba, specula e fa affari con i soldi pubblici, con il clientelismo, garantendosi posizioni di potere all’interno delle strutture pubbliche e amministra divorando ogni singolo euro, che si tratti di appalti pubblici, fondi europei, sanità, istruzione, trasporti, rifiuti acqua ed ogni bene pubblico e privato su cui si può speculare. Siamo noi il problema. Siamo noi a causare il malessere di questa terra per la questura di Cosenza e la procura. Senza di noi tutto sarà diverso. Sicuramente non avranno più quel senso di impotenza e di vergogna, perché non potendo agire sui veri criminali di questa regione almeno possono silenziare chi giornalmente gli ricorda che il loro lavoro fino ad oggi è stato inutile. È un messaggio chiaro. Abbiamo toccato i nervi scoperti di questa regione. Abbiamo fatto nomi e cognomi. Abbiamo portato alla ribalta la questione sanitaria e la corruzione di questa terra e tutto ciò non può essere permesso. È un messaggio chiaro. In Calabria nulla può cambiare. Chi rialza la testa deve essere bloccato e represso».

Intorno ai giovani attivisti si è mobilitata la società civile cosentina e le associazioni che si sono date appuntamento al Teatro dell’Acquario, sabato 18 dicembre alle ore 17, per un incontro pubblico.

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