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Il boss paolano Mario Serpa

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PAOLA (CS) – Un funerale segreto e blindato è stato riservato ieri mattina allo storico boss paolano Mario Serpa, 69 anni, deceduto il 28 giugno scorso presso l’Istituto penitenziario “Capuano Marchesano Patrone” di Parma, a seguito di un arresto cardiaco. Serpa era ristretto in quell’istituto di pena in regime di alta sicurezza e con posizione giuridica “definitivo” per i reati di associazione mafiosa e altro, fine pena definitiva “mai”.

Giunta direttamente dall’Emilia Romagna, circondata solo da un numero molto ristretto di parenti, la salma di Mario Serpa è stata tumulata nella città che ha dato i natali al 69enne e dove, per diversi lustri, «è stato capo indiscusso – si legge negli atti – dell’omonima cosca criminale attiva sulla fascia tirrenica, con ramificazioni anche in altre provincie della Regione Calabria».

E’ stato il questore di Cosenza Giovanna Petrocca, dopo aver organizzato le operazioni in forma strettamente privata, in sinergia con il dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Paola, il vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini, a vietare la celebrazione pubblica e solenne dei funerali, perché avrebbe potuto costituire occasione «di turbative dell’ordine e della sicurezza pubblica», determinate sia da «manifestazioni di cordoglio in forme eclatanti», sia dal «possibile concentramento di numerosi esponenti della criminalità organizzata per rendere omaggio alla salma», è stato fatto presente ai congiunti del 69enne paolano.

Il questore di Cosenza, dunque, già lunedì 4 aveva ordinato alla famiglia del defunto Mario Serpa quanto segue: «…che i funerali si svolgano in forma strettamente privata, per cui la salma dovrà essere trasportata, alle prime ore dell’alba e comunque entro le ore 6,00, al cimitero di Paola, dove immediatamente dopo sarà celebrato il rito funebre, al quale potranno partecipare solo i più stretti congiunti». E così, ieri mattina, si è svolta una cerimonia-lampo, seguita e gestita da diverse decine di unità operative di agenti della Polizia di Stato, coordinati dal vice questore Zanfini.

Una soluzione, quella della Questura di Cosenza, che non è piaciuta ai congiunti di Mario Serpa, i quali non hanno potuto affiggere manifesti e invitare tutti i parenti, nonché amici e conoscenti. Tuttavia, tali disposizioni sono contenute nel combinato disposto degli articoli numero 27 del testo unico leggi di pubblica sicurezza del 18 giugno 1931, numeri 773 e 32 del relativo regolamento di esecuzione.

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