Papa Francesco durante la celebrazione a Cassano
4 minuti per la letturaPapa Francesco in Calabria punta il dito contro la ‘ndrangheta e dal palco di Cassano allo Jonio lancia la sua scomunica
CASSANO IONIO – Gli uomini della ‘ndrangheta sono scomunicati, perché «la ‘ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no». Lo ha detto Papa Francesco parlando ai fedeli durante la messa celebrata nella Piana di Sibari.
Il Pontefice ha usato parole molte dure e dirette: «Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati». Quindi Papa Francesco dalla Calabria ha aggiunto, dopo aver chiesto di combattere la ‘ndrangheta: «La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza, Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare».
Una marea umana di persone ha aspettato papa Francesco a Sibari, dove c’è l’ultimo atto dell’intensa giornata calabrese. Bergoglio celebra la messa davanti a duecentomila persone che da ore aspettavano sotto al sole cocente.
Il Papa si è, quindi, rivolto ai giovani, perché, anche in Calabria, ha detto, sapranno opporsi «al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello». Lo ha detto il Papa nella omelia della messa che celebra nella Piana di Sibari, dopo aver incoraggiato il progetto Policoro, «un segno concreto di speranza», ha detto, «per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri». «Voi, cari giovani, – ha raccomandato – non lasciatevi rubare la speranza!».
Il Papa ha esteso, quindi, il proprio «sostegno» e «incoraggiamento» «alle Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune». «Incoraggio tutti – ha anche detto nella omelia della messa che celebra nella Piana di Sibari – a testimoniare la solidarietà concreta con i fratelli, specialmente quelli che hanno più bisogno di giustizia, di speranza, di tenerezza».
IL RICORDO DI COCÒ E L’APPELLO – In precedenza il Papa era stato nel carcere di Castrovillari e a Cassano. Tra i 140 detenuti ha incontrato anche il papà di Cocò Campolongo, il bimbo ucciso e bruciato dalla ‘ndrangheta. C’erano anche le due nonne, alle quali il Papa ha detto: «Prego continuamente per lui, non disperate». E poi ha aggiunto un appello: «Mai più atrocità sui bambini, mai più vittime di ‘ndrangheta».
A CASSANO L’ABBRACCIO DELLA GENTE – Papa Francesco è arrivato poi a Cassano e ha trovato una folla e tanti bambini ad accoglierlo al grido “Francesco uno di noi”. L’elicottero è arrivato da Castrovillari con 40 minuti di anticipo. Prima di scendere il Pontefice ha salutato dal finestrino la folla festante. A fare gli onori di casa il sindaco di Cassano, Gianni Papasso.
Il primo gesto compiuto da Francesco è stato prendere in braccio e baciare una bambina. Il Pontefice è poi salito sulla papamobile ed ha raggiunto l’hospice per incontrare gli ammalati. «Francesco sei uno di noi», ha gridato ancora la folla mentre il Papa varcava il cancello dell’hospice San Giuseppe Moscati che ospita gli ammalati terminali. Tra gli ammalati, un curioso fuoriprogramma, con i sanitari che hanno rimosso una scaglia di legno dal dito del Pontefice (LEGGI).
Bergoglio si è trasferito nella Cattedrale di Cassano accolto dal suono delle campane e da grida festanti dei cittadini. Durante il percorso, a bordo della papamobile scoperta, si è fermato a salutare alcune delle persone che erano dietro le transenne. Al suo arrivo è stato accolto con un lancio di palloncini bianchi e gialli, i colori del Vaticano. In Cattedrale il Papa, insieme al vescovo Galantino, ha incontrato il clero (LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE DEL PONTEFICE). Proprio ai sacerdoti ha chiesto di compiere un esame di coscienza.
«Nel silenzio della preghiera – ha detto – Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli ‘impiegati’; se siamo dei ‘canali’ aperti, generosi attraverso cui scorre abbondante il suo amore, la sua grazia, o se invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere ‘canali’ diventiamo ‘schermi’ che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo».
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