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Antonello Antonante

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Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni morirono nello stesso giorno nello spazio di poche ore. Lo stesso è accaduto per il poeta e intellettuale Franco Dionesalvi (LEGGI) e Antonello Antonante teatrante di chiara fama nazionale morto oggi pomeriggio all’Ospedale di Rossano all’età di 75 anni nello stesso giorno di uno dei suoi più cari amici.

Antonello era nato da famiglia borghese e cresciuto nel centro della città in via Alimena, due traverse in giù di quella via Galluppi dove anni dopo sorgerà quel Teatro dell’Acquario che aveva fondato e difeso con le unghie e i suoi compagni facendone un toponimo speciale della storia teatrale nazionale.

Il sogno del Teatro dell’Acquario, conosciuto in tutta Italia

Un teatro conosciuto in tutta Italia, fondato nel 1976 dalla Cooperativa Centro Rat. Produzione, programmazioni di spettacoli che hanno permesso a Cosenza di essere a pari dei teatri che hanno contato nell’avanguardia e nella postavanguardia, e il chiodo fisso della formazione. Sempre con maestri di valore planetario. Ottanta spettacoli prodotti rappresentati nei circuiti italiani e in molte nazioni straniere. 

Per Dario Fo e Franca Rame l’Acquario era troppo piccolo ma venivano per Antonello e recitavano con pienone al Citrigno. Con Eduardo De Filippo delle lettere e un appuntamento mancato. Ma l’elenco di quelli che sono passati dalla tenda di Giangurgolo e poi dall’Acquario è lungo, veramente lungo. Odin Teatret, Paola Borboni, Paolo Rossi, Rem & Cap, Leo De Berardinis, Sandro Lombardi, Mimmo Cuticchio, uno sconosciuto Toni Servillo, eccetera eccetera. Senza Antonante come sarebbe stata più povera la scena cosentina. Fece parte della celebre incursione del Living Theatre a Cosenza nel 1977 rimasta negli annali della città. Si tracciò una linea negli anni Novanta quando, morto Julian Beck, la moglie Judith Malina tornò in città per preparare nella sala dedicata al marito da Antonello un nuovo spettacolo di strada con i giovani cosentini. Il cerchio della pace rimase indimenticabile. Era un figlio del miglior Sessantotto Antonello.

Come Franco Dionesalvi era andato a studiare Giurisprudenza, lui a Bari ma tutto quel Diritto gli servì soltanto per districarsi nelle leggi e nei finanziamenti. Si abbeverò nelle temperie del tempo per portare il teatro al popolo. Giovanissimo con i suoi compagni di strada apre su Corso Telesio nella città vecchia il Playcentro. Un magazzino che raccoglie i ragazzi del quartiere per fare teatro, si proiettano film di Totò, si muove l’avanguardia come nei teatri off di Roma tra tanto fumo di sigarette. Non basta. Proiezioni dei “Vitelloni” di Fellini in una piazzetta di Santa Lucia con prostitute e malamente che si portano la sedie di case.

L’Acquario come luogo pubblico di svolta politica

Un’energia potente sembra non fermare i teatranti di Antonante che con la compagna Dora Ricca, i fratelli Costabile, Larry Gigliotti, allargano le menti, dilatano le coscienze.  Acquario come luogo pubblico di svolta politica nella partecipazione municipale cosentina del 1993, oppure i concerti d’arpa birmana, la danza e la veglia pubblica per i bombardamenti di Baghad, quanti spettacoli, quante ore, prima del bistrot, quanti “siamo costretti a chiudere” e Antonello con la sua ironia sapiente, la sua anima buona, quella voce consumata che andava avanti con nuove leve che arrivavano, anche in famiglia. Patriarca da boheme ,attore di strada, tecnica strutturata, patron impresario, cittadino Antonante epigono di Moliere.

All’Acquario si è andati sempre avanti per decenni legandosi alla storia culturale di questa Atene di Calabria che ora celebrerà Antonello Antonante ma che in vita l’ha spesso dimenticato e avversato. Nel 2019 vinse il Premio Ubu per avere nel corso degli ultimi quarantadue anni creato, inventato, organizzato il teatro, in tutte le sue forme, in una città complicata. Qualcuno ebbe il coraggio di masticare amaro. Ancora di più quando Salvatore Perugini diventa sindaco, uno dei suoi migliori amici assieme a Riccardo Adamo, e lo chiama a ricoprire il ruolo di direttore artistico del teatro Rendano. L’Avanguardia conquistava la tradizione. Corto circuito incredibile. Soldi maledettamente pochi. Ma Antonello è rullo compressore.

Il progetto Mozart con la musica fuori e le videoproiezioni sui palazzi, il coro stabile dei bambini, le opere liriche, la produzione di prosa di qualità che dopo sarà sostituita dalle paillettes dei circuiti. E il grande lascito. Franco Battiato che produce un’opera su Telesio. Il maestro siciliano vuole Antonante in scena per un’apparizione alla Hitchcock. Un omaggio che pochi ricorderanno.

Franco Battiato assieme ad Antonello Antonante

Gli ultimi difficili anni di Antonello Antonante

Anni difficili gli ultimi. Con Lucio Presta cosentino di successo che si offre da mecenate per non far chiudere baracca e burattini. Antonello spegne lentamente la sua mente geniale. Non sa dove si trova. Ricorda solo il suo teatro, i suoi attori, le opere, Dora amorevolmente lo cura, lo protegge. Pochi giorni fa il Covid si manifesta. Una dolorosa Odissea all’Annunziata in affanno con le cure. Il trasferimento a Rossano. Oggi pomeriggio la morte a poche ore di quella di Franco Dionesalvi.

Antonello Antonante sarà cremato. Le sua ceneri saranno celebrate in una grande festa che si sta organizzando in questi minuti. Antonello Antonante ha rappresentato la progressiva rivelazione di una vita intensa e piena, l’antropologia immensa del teatrante, le mille manie della scena sul palco e la concentrazione del retropalco, ha detto mille volte “merda” prima dello spettacolo. Per questa sfaccettata verità e ricchezza offerta alle nostre sensibilità dal suo ritratto da clown, un po’ Giufà un po’ Lorenzo Calogero non lo dimenticheremo mai. Ciao magnifico saltimbanco della terra dei Bruzi.

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