X
<
>

Yvette Samnick e il suo avvocato Armando Arcidiacono

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Storie di ordinaria violenza di genere vengono sempre più alla luce, grazie al coraggio delle malcapitate protagoniste. È in quest’ottica che si inquadra la triste vicenda che vede come protagonista ancora una volta una donna, e per teatro la piazza di Cosenza.

Vicenda amara, tuttavia che ha un lieto fine e con riconquistata fiducia per la Giustizia italiana. Parliamo della 36enne Yvette Samnick, ragazza originaria del Camerun, nata a poco più di 30 km della più nota Yaoundé. Nel 2014 riesce a lasciare il proprio Paese africano, nel cui ambito famigliare dal proprio genitore era costretta a subire una sorta di schiavitù.

Una borsa di studio vinta porta la giovane camerunense all’Unical, dove consegue il titolo in Scienze politiche e relazioni internazionali. La vita cosentina scorre tranquilla fino a quando incontra un 40enne del luogo, col quale subito fanno vita di coppia.

Dalla unione, apparentemente felice, nasce un bimbo che oggi ha 5 anni. La vita di Yvette in Italia, però, con il calabrese si rivela un secondo incubo per via di presunte violenze e maltrattamenti. Tant’è che lei è costretta a rifugiarsi in una casa-famiglia.

Si apre la vicenda giudiziaria con ricorso volto ad ottenere il riconoscimento delle responsabilità genitoriali dell’uomo verso il figlio. Poco fiduciosa dell’iter giudiziario, la fortuna volle che incontra l’avvocato Armando Arcidiacono di Roggiano, dal quale ottiene non solo il gratuito patrocinio, ma anche quella «sensibilità umana e professionalità», di cui ricorderà grata, che le farà ottenere il riconoscimento delle violate responsabilità paterne.

Una seconda vittoria legale sarà l’affido esclusivo del proprio figlio e l’ottenimento del passaporto, e quindi l’autorizzazione del genitore del piccolo all’espatrio, avendo espresso Yvette il desiderio di far conoscere il piccolo ai suoi parenti.

Vittoria doppia con procedimento civile che il Tribunale di Cosenza accoglie in toto per il ricorso, per la felicità di cliente e difensore. Ma il fiore che nasce da questa vicenda, per quanto ancora una volta mortificante per il mondo delle donne, sta nella trasformazione della giovane camerunense che da vittima diventa sostenitrice attiva della lotta alla violenza di genere, e quindi mediatrice culturale presso il Centro “Lanzino” di Cosenza, ma anche con la Unhcr e la Di.Re nel progetto “Leaving violence, leaving save”. Tutto questo dopo aver fondato l’associazione Aclvf, sempre in tema di antiviolenza, e scrive il suo primo libro “Perché ti amo”.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE