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Il sindaco di Scalea, Gennaro Licursi

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ROMA – Truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione della presenza in servizio. Con queste accuse la Guardia di Finanza ha arrestato il sindaco di Scalea, Gennaro Licursi, posto ai domiciliari, e sospeso tre dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza nell’ambito di una operazione denominata “Ghost Work”.

Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente.

Le indagini, protrattesi per alcuni mesi, hanno consentito di svelare “un radicato e consolidato meccanismo di illiceità” che ha consentito al sindaco, nella sua qualità di dipendente dell’Asp di Cosenza, con la complicità di tre suoi colleghi, di assentarsi senza alcuna giustificazione dal luogo di lavoro. Una volta timbrato il cartellino, infatti, lasciava l’ufficio e si dedicava allo svolgimento di attività personali; spesso attestava falsamente di essersi recato in missione per conto dell’ufficio, occupandosi, anche in questo caso, di questioni non attinenti al servizio. In tal caso, le indagini hanno permesso di accertare la complicità dei suoi colleghi che, dipendenti presso diverse sedi dell’Asp (Cosenza, Amantea, Scalea), attestavano che la missione si era svolta regolarmente.

Le condotte criminose, accertate attraverso l’installazione di telecamere all’interno degli uffici, analisi dei tabulati telefonici e monitoraggio con sistema Gps, sono state ricostruite in maniera capillare, anche grazie ad un’accurata attività di pedinamento e sono state incrociate con i dati delle presenze giornaliere risultanti dalla macchina marcatempo.

Il quadro che ne è emerso attesta oltre 650 ore di assenteismo nel periodo oggetto di indagini.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti alle 10 in una conferenza stampa presso la Procura di Paola alla quale interverranno Pierpaolo Bruni, procuratore di Paola, il colonnello Danilo Nastasi, comandante provinciale Guardia di Finanza Cosenza ed il capitano Federico Gragnoli, comandante della Tenenza Guardia di Finanza Scalea.

IL MINISTRO. «L’indagine fa male non solo a me come ministro ma a tutto il paese. Queste persone danno un’immagine terribile della pubblica amministrazione italiana». Il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone commenta così, a Circo Massimo, su Radio Capital, la notizia dell’arresto del sindaco di Scalea. Dadone, però, dice di non essere d’accordo «con l’uso di videosorveglianza e impronte digitali. Chi sbaglia deve andare fuori, ma l’ottica della caccia alle streghe ci dipinge come uno Stato che fallisce sempre. Secondo me non riesci a valutare quello che fa il dipendente quando sta alla scrivania, potrebbe anche leggere il giornale. Posso anche obbligarlo fisicamente a stare lì, ma se non dò stimoli, incentivi, formazione, o una dirigenza che lo faccia capire che bisogna essere fieri di lavorare nella macchina dello Stato, non credo si producano risultati».

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