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Palazzo dei Bruzi

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Cosenza, altri guai per il piano di riequilibrio

COSENZA – Piove sul bagnato per gli enti in dissesto. La manovra finanziaria recentemente approvata dal governo Meloni rischia infatti di essere un colpo da knock out per molti Comuni. A Cosenza il piano di riequilibrio, che dovrà necessariamente essere approvato dal consiglio comunale nei prossimi giorni, sarà diverso da quello prospettato tre mesi fa.

Il motivo, spiega l’assessore al Bilancio Francesco Giordano, è da addebitare alla modifica dell’articolo 255 (comma 10) del Testo unico degli enti locali nella legge finanziaria. In estrema sintesi analogamente a quanto previsto per le anticipazioni di tesoreria, le anticipazioni di liquidità sono sottratte alla competenza dell’Osl e saranno quindi a carico dell’ente dissestato. Una mazzata per tutti i Comuni in dissesto finanziario, tra cui ovviamente Cosenza.

Tradotto in numeri significa che su Palazzo dei Bruzi sono piombati altri 111 milioni di euro di massa passiva. Vien da sé che il piano di riequilibrio non sarà più decennale bensì dovrà essere spalmato su base ventennale.

A queste latitudini Giordano era stato uno dei primi a comprendere gli effetti della manovra finanziaria sui Comuni dissestati e a lanciare l’allarme sperando invano in un ravvedimento (si legga emendamento) del Governo. Un aiutino “riparatorio” potrebbe arrivare dell’Esecutivo targato Giorgia Meloni con un decreto che prevede 455 milioni da destinare ai Comuni italiani in dissesto finanziario (l’emendamento in tal senso venne stralciato prima dell’approvazione in Parlamento) ma è evidente che si tratterebbe soltanto di una boccata d’ossigeno o poco più.

In Calabria, dove la stragrande maggioranza dei Comuni è in dissesto o predissesto, l’impressione è che il problema non sia stato percepito nella sua gravità. Insomma, molti amministratori non hanno ancora metabolizzato le suddette novità ma quando lo faranno il rischio è di scoperchiare il vaso di Pandora.

Lo scenario è alquanto deprimente ma a Cosenza l’assessore Giordano prova a non darsi per vinto nonostante le cifre monstre da ripianare avranno come inevitabile conseguenza di ingessare ulteriormente l’azione amministrativa anche nel medio e lungo periodo. Il fronte decisivo, secondo Giordano, resta quello di migliorare la capacità del Comune di aumentare le entrate.

«Registriamo percentuali ridicole e risibili per un capoluogo di provincia», lamenta Giordano evidenziando la necessità di invertire drasticamente la rotta. Il problema delle mancate riscossioni attanaglia infatti Cosenza da molti anni. Un malcostume bruzio che ha contribuito a depauperare considerevolmente le casse comunali. In attesa delle procedure per la nuova gestione del servizio di riscossione l’assessore auspica una «totale esternalizzazione» che metta fine all’annosa “promiscuità” con gli uffici comunali.

«Il Comune dovrà ovviamente essere responsabile del coordinamento della gestione del servizio di riscossione ma senza interferire. La società aggiudicatrice dovrà naturalmente rispettare una serie di obiettivi e di scadenze, pena la revoca dell’affidamento», suggerisce Giordano.

Tornando alla questione del piano di riequilibrio pluriennale in occasione della seduta del consiglio comunale di Cosenza del 17 ottobre venne evidenziato che «nel biennio 2020-2021, un disavanzo gestionale strutturale tra entrate e uscite correnti, tradottosi nella formazione di un disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2021 di oltre 23 milioni di euro».

L’amministrazione non poté in alcun modo ipotizzare, come previsto dalla vigente normativa in materia, il ripiano del disavanzo entro i termini dello stabile riequilibrio e, cioè, entro il 31 dicembre 2022 o, al più, entro il naturale termine triennale del 31 dicembre 2024». Da qui nasceva dunque il ricorso alla predisposizione di un piano di riequilibrio dei conti che consenta all’Ente di spalmare su dieci esercizi il debito da disavanzo accumulato in un solo biennio.

Quest’autunno fu sottolineato che un ulteriore elemento di criticità, che è poi quello di maggiore difficoltà, era lo squilibrio strutturale consolidatosi a competenza che vede le spese correnti consolidate in base a contratti e convenzione in essere, eccedere le entrate correnti di oltre 7 mln di euro che, aggiunti ai 2,4 milioni di disavanzo da ripianare su ciascuno dei dieci esercizi del riequilibrio, comportano una squadratura su base annua di quasi 10 milioni di euro di euro. Il quadro peggiora, come detto, notevolmente a causa degli effetti della recente manovra finanziaria per i Comuni in dissesto.

Ora la parola passa al consiglio comunale che dovrà discutere e approvare il piano di riequilibrio pluriennale. Con un occhio (meglio due) al calendario visto che è quasi scaduto il termine perentorio dei novanta giorni entro il quale il civico consesso è chiamato a dare il via libera.

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