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Il giornalista Emanuele Giacoia

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COSENZA – Raccontare per non dimenticare: è quello che fa un giornalista. È il merito di un cronista di razza come Emanuele Giacoia, gentiluomo d’altri tempi con le qualità di un professionista elegante e tenace. La sua voce dal timbro inconfondibile suona ancora nella memoria di tutti coloro che lo hanno ascoltato prima alla radio, poi anche in televisione, con le sue cronache sportive e la storia di una Calabria che, alla fine degli anni cinquanta, davvero in pochi avevano già raccontato.

Era proprio di questi giorni, il 12 dicembre del 1958, quando Emanuele Giacoia di fatto inaugurò le attività, insieme ad altri pochi pionieri, della sede Rai per la Calabria, quella storica al n. 25 di via Montesanto a Cosenza. Una voce e una penna autorevoli che hanno tessuto i racconti giornalistici non solo del calcio. Ci sono tutte, infatti, le vicende di una terra in divenire, tra bellezze straordinarie e storie di uomini e donne dall’umanità sincera, ma anche i drammi profondi che hanno lacerato la Calabria.

È così che la consegna del Premio “Gustavo Valente” all’illustre Capo della Redazione Giornalistica calabrese, Emanuele Giacoia, apre l’undicesima edizione della Settimana della Cultura Calabrese, ideata da Demetrio Guzzardi che celebra, quest’anno, 35 anni di attività della casa editrice Progetto 2000.

Il prestigioso riconoscimento, che normalmente viene assegnato a uno storico, quest’anno è stato conferito a un giornalista che «nella sua professione – ha detto Guzzardi – ha utilizzato un metodo di ricerca e di racconto della realtà calabra, che sicuramente aiuterà i futuri storici a saper discernere e descrivere un periodo, la seconda metà del Novecento, foriero di grandi cambiamenti. Emanuele Giacoia non è stato solo la voce del calcio calabrese in serie A, ma, per tanti suoi colleghi, un maestro del giornalismo d’inchiesta e d’approfondimento».

«È un onore ricevere questo premio – ha dichiarato Giacoia – perché il ruolo del giornalista è certamente quello di documentare ciò che accade, ma anche raccontare la bellezza di questa terra che non è solo ‘ndrangheta e mal costume. C’è una Calabria che lavora, ed fondamentale illustrarla bene».

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