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Cristina Vercillo, caporedattore del Quotidiano, scomparsa ieri a 59 anni

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CRISTINA Vercillo, caporedattore centrale di questo giornale, ci ha lasciati. Aveva 59 anni, nello spirito non più della metà, e non è riuscita a spuntarla con una malattia e con una serie di complicazioni che in poco più di un anno se la sono portata via. Non ha mai smesso di combattere, perché, a dispetto di una sensibilità fuori dal comune che a chi non la conosceva bene avrebbe potuto suggerire che fosse una persona debole, ha avuto una forza e un coraggio straordinari.

Dall’inizio, da quando le era stata diagnosticata una brutta malattia, passando per gli interventi alla quale si era sottoposta, e alle cure dagli effetti fastidiosissimi, che pure ci avevano fatto ben sperare, Cristina ha dimostrato una forza incredibile. Fino agli ultimi giorni, quando complicazioni ingiuste, quanto ingiusta è sempre la morte, soprattutto delle persone care, ne avevano fiaccato le forze. Vedeva nero, Cristina, gli ultimi giorni, nonostante la forza che fino all’ultimo le ha dato il caro papà, medico in pensione, che in questi mesi ha fatto cose indescrivibili per recuperare la speranza. E Cristina lo sapeva, non c’era telefonata nella quale non faceva riferimento ai sacrifici del suo papà, per quel legame fuori dal comune che aveva con la sua famiglia, con la mamma, che aveva perso pochi mesi di scoprire la sua malattia, col papà, con la sorella Roberta, con i suoi nipoti. Era la sua tana, la famiglia, dove trovava rifugio per le sue sofferenze, e prima anche per piccole amarezze che una vita lavorativa comunque a volte riserva.

Aveva 59 anni, Cristina, ma – e non è retorica – ha sempre mantenuto le energie di una ventenne, per tutta la vita professionale dedicata al giornale, da quando aveva fatto la sua scelta a dispetto dell’altra sua grande passione, la musica. Il vuoto che Cristina lascia, per chi ha avuto la possibilità di conoscerla bene, per chi ha avuto il privilegio di condividere pensieri sulla vita di tutti i giorni con una persona dalla straordinaria umanità, è incolmabile. Potrà sembrare anche questa retorica, e a lei, che in una circostanza del genere avrebbe suggerito di “non esagerare”, verrebbe da dire che se uno le cose le sente le deve dire accollandosi la responsabilità di fregarsene di quello che qualcun altro potrebbe pensare. Cristina era la riservatezza fatta persona, eppure entrava in empatia facilmente, ed era amica attenta e premurosa. Dei modi gentili si sono accorti tutti coloro che l’hanno conosciuta. Della sua estrema sensibilità chi la conosceva in modo un po’ più profondo, tanto da doverla scherzosamente invitare, qualche volta, a indossare un impermeabile per farsi scivolare via le cose che magari la ferivano. No, non era debolezza. E l’ha dimostrato nella fase più brutta della sua vita, quando si è trovata ad affrontare una cosa più grande di lei, che comunque ha contrastato fino alla fine, sino a quando sentiva le forze venirle meno tanto da farle “vedere nero”, ma non di arrendersi (“Spero di farcela”, aveva scritto in uno degli ultimi sms).

Quella di Cristina non è solo una storia professionale, di una giornalista tenace che ha dedicato tutta se stessa a questo mestiere, è la storia di grande umanità di una persona perbene, che ogni tanto farebbe bene a tutti ripassare. Faceva parte, Cristina, di quella categoria di giornalisti “di macchina”, che privilegiano l’apporto alla fattura del giornale piuttosto che apparire. Un modo di essere che probabilmente aveva a che fare con la sua riservatezza. E scusaci, Cristina, se oggi usiamo qualcuna delle poche fotografie che abbiamo in archivio. Quando capitava di organizzare qualche evento che prevedeva la pubblicazione di fotografie era una scherzosa battaglia perché Cristina non voleva che se ne usasse qualcuna che la ritraeva. Ci scherzavamo su per una serata, in redazione. Questa volta, però, le pubblichiamo, perché è il nostro omaggio a Cristina, di tutti i colleghi che ieri sera hanno appreso la notizia e hanno avuto reazioni strazianti. La vita va avanti, ma persone come Cristina non si dimenticano mai, per quel che la sua storia rappresenta, nel profondo, perché era una persona molto profonda, a cui si voleva bene senza sforzi o infingimenti.

Ciao, Cristina, resterai sempre dentro di noi. Noi tutti del Quotidiano siamo vicini al papà, Pino Vercillo, alla sorella Roberta, ai nipoti, in un abbraccio per condividere una perdita tanto grande da essere difficilmente definibile con le parole. L’ultimo saluto a Cristina sarà dato nella cerimonia funebre fissata per domani, alle 11, nella Chiesa di San Paolo Apostolo, a Rende.

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