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Mariano Lusi

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COSENZA – Per andare all’Università della Calabria dove presta servizio, per recarsi di domenica al “Marulla” o per fare una passeggiata coi propri figli e svolgere le più disparate attività quotidiane Mariano Iusi, 39 anni, di Cosenza ma residente a Rende, ha bisogno di una carrozzina. Quella che l’Asp bruzia gli ha fornito per legge più di 3 anni fa (e che lo stesso Iusi ha contribuito a pagare con circa 2mila euro) risulta tuttavia dispersa. O meglio è ostaggio di un tipo di burocrazia che prende tempo, senza pensare che più giorni passano più diritti si perdono.

«Convivo con un’atrofia muscolare spinale di terzo tipo, per vivere la vita la carrozzina è la mia unica alleata: plasmata sulle mie funzionalità, mi permette persino di sollevarmi per prendere qualcosa che sta in alto sugli scaffali del supermercato. Eppure adesso ogni cosa è cambiata», racconta l’uomo ancora incredulo per quanto accaduto.

I FATTI – Tutto inizia a novembre scorso. «È allora – spiega Iusi – che mi rivolgo all’Asp perché ho un problema: la mia carrozzina non è più utilizzabile, usurata come si ritrova. Il tecnico dell’azienda sanitaria, la quale nel caso di riparazione delle sedie a rotelle si appoggia a una cooperativa esterna, redige così il preventivo per aggiustare il dispositivo. Il preventivo – continua – risulta però troppo alto e quindi la stessa Asp di Cosenza decide di prescrivere una nuova carrozzina; ottengo anche una seconda autorizzazione dagli uffici di Quattromiglia».

Le cose sembrano procedere per il meglio, un ausilio pronto all’uso sta dunque per arrivare, la normalità è alle porte e Iusi ne è così contento da dirlo ad alta voce. Ma probabilmente avrebbe dovuto non farlo, dando credito a Hemingway quando dice che a pronunciarli i pensieri belli poi non si avverano.

«Le difficoltà iniziano all’Ufficio prescrizione protesi e ausili di Rende – dice ancora Mariano Iusi -. Qui, dove porto la relativa pratica, nessuno mi risponde, neanche dopo i 20 giorni ordinari. A quel punto faccio continui viaggi per parlare coi responsabili preposti e mi rendo conto che si gioca allo scaricabarile, prima nessuno sa dove siano finiti i miei fogli, poi ci sono problemi con la leggibilità delle firme e infine mi viene detto che no, la carrozzina non può essere sostituita con una nuova ma dovrà essere semplicemente aggiustata perché la mia situazione non combacia coi termini previsti dalla normativa (il D.M. numero 332 del 1999, ndc). Fatto, quest’ultimo – puntualizza Iusi –, non vero, dal momento che il provvedimento afferma che anche prima del tempo previsto, in determinati casi come la rottura del dispositivo o un cambiamento di salute, si possa procedere alla prescrizione di un nuovo ausilio».

Il bailamme formalistico si scontra, a questo punto, con la vita vera: nell’attesa che qualcuno faccia il proprio lavoro e ripari la carrozzina, Iusi deve partire per Roma, i motivi riguardano la sua salute. «In quel momento – chiosa – mi sono reso conto che mi stava venendo tolto un diritto. Ho fatto presente la situazione, mi è stato risposto che avrebbero, prima dell’agognata riparazione, proceduto a cambiarmi le batterie della sedia, cosa che non è avvenuta, e che nel frattempo avrebbero spedito la mia carrozzina a Roma, alla casa madre». Dopo peripezie varie, difficoltà e imbarazzi, a febbraio l’ausilio viene effettivamente inviato nella capitale.

«Mi hanno anche rincuorato – dichiara sempre Iusi -. “Una settimana e la carrozzina torna”, dicevano. Intanto mi danno una sedia che è un residuo bellico, al momento nel mio garage, perché, per le mie condizioni, ho dovuto pregare un amico per prestarmene una migliore». Ed è sulla carrozzina presa in prestito che Mariano Iusi è attualmente seduto: «So che la casa madre ha redatto il preventivo, che è molto alto come aveva valutato l’Asp di Cosenza in origine, e che quindi da Rende non l’accettano, contraddicendo se stessi». In tutto questo, anzi nel silenzio generale, della carrozzina, quella dei 2mila euro, neanche l’ombra.

“LADRI” DI SEDIE A ROTELLE – Mentre Mariano Iusi continua a chiedersi da mesi che fine abbia fatto la sua carrozzina, in quest’atmosfera quasi neorealista, l’ufficio legale dell’associazione nazionale “Famiglie Sma” ha contattato l’Asp di Cosenza. «L’azienda sanitaria – precisa Iusi – non ha risposto alle pec degli avvocati dell’associazione di cui sono referente regionale, pertanto i legali hanno deciso di rivolgersi direttamente alla Regione Calabria». Tante le dimostrazioni di solidarietà (ma pure i commenti di chi si trova nella stessa surreale situazione) dopo che Iusi ha affidato ai social il suo sfogo.

«L’unica via – afferma – per smuovere le acque, si spera. Sono una persona riservata – conclude -, non amo il clamore mediatico, ma se ho agito così significa che davvero mi sento privato di prerogative fondamentali. E del diritto di avere diritti».

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