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Fausto Desalu

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Il campione olimpico Fausto Desalu a Cosenza per presentare il suo libro “Veloce come il vento”

COSENZA – Sorriso smagliante, carica travolgente, umiltà da vendere e sguardo tutt’ora incredulo della straordinaria impresa realizzata alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Stiamo parlando del campione olimpico Fausto Desalu, medaglia d’oro nella staffetta 4×100 metri.

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Ieri mattina, sulla nuova pista di atletica leggera del campo scuola di Cosenza, il velocista azzurro è stato accolto calorosamente dai giovani atleti cosentini e non solo. Tra selfie e scatti di gruppo, Desalu ha conquistato grandi e piccini accorsi numerosi per conoscere da vicino il velocista entrato nella storia dello sport italiano insieme ai suoi compagni Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Filippo Tortu. La sua è una storia avvincente da cui emergono valori positivi come determinazione, perseveranza, tenacia, passione, solidarietà e gratitudine.

Fausto Desalu a Cosenza con il libro “Veloce come il vento”

Tutti elementi racchiusi nel suo libro “Veloce come il vento”, presentato al Museo del Presente su invito dell’associazione sportiva dilettantistica di atletica leggera Cosenza K42, presieduta da Giovanni Mondera, per celebrare i suoi 15 anni di attività. L’intento è lanciare un messaggio importante alle nuove generazioni attraverso la storia del giovane campione. Per saperne di più, abbiamo intervistato Fausto Desalu.

Prima volta qui a Cosenza?

«Sì, è la prima volta. Ho avuto un’accoglienza davvero super. Mi sono sentito in famiglia. Vi ringrazio per la vostra ospitalità».

Qual è il fil rouge del libro “Veloce come il vento”?

«È la storia di un ragazzo con tanti sogni che non ha mai mollato e che, alla fine, ce l’ha fatta. Spero che questo libro possa ispirare tantissimi giovani, perché non mi sono mai reputato una persona fuori dal normale. Sono un ragazzo comune che, semplicemente, non ha mai mollato. Il messaggio del libro è questo: se ce l’ho fatta io, possono farcela tutti».

Com’è nata l’idea?

«Dopo le Olimpiadi, Francesco Ceniti mi ha proposto di scrivere questo libro. All’inizio, ero un po’ titubante. A 27 anni, pensavo di avere poco da raccontare, lui invece ha insistito dicendomi che la mia storia avrebbe potuto ispirare tanti giovani, così mi ha convinto. In effetti, il mio libro è piaciuto a molta gente perché non parla solo di sport, ma spiega come sono arrivato nel mondo dell’atletica e di come tantissime persone hanno aiutato me e mia mamma, da bambino. Quindi, parla anche di solidarietà, un valore che forse si sta dimenticando in quest’ultimo periodo».

Quali sono le emozioni che porti con te delle Olimpiadi 2020?

«Sono emozioni indescrivibili che, ancora oggi, faccio fatica a metabolizzare. È stata una vittoria molto inaspettata. Forse, è stato questo a renderla ancora più epica».

Un aneddoto da condividere con i nostri lettori?

«Mi piace sempre raccontare come dal desiderio di raggiungere questa finale nella staffetta, man mano che si avvicinava la gara, abbiamo alzato l’asticella sempre di più. Dalla finale siamo passati al bronzo. Poi, mezz’ora prima della gara, siamo passati all’argento e, prima di entrare in gara, mentre c’erano le presentazioni, abbiamo detto che non ci sarebbe stata alcuna presentazione e che l’unica cosa che avremmo fatto sarebbe stata vincere. L’abbiamo detto perché ci credevamo veramente, non perché ci sentivamo sbruffoni. In quella serata è andato tutto bene, nonostante io e gli altri compagni avessimo provato davvero molto poco».

Qualche curiosità sul tuo allenamento? Qual è la tua routine?

«La mia routine è semplice e, al tempo stesso, complessa. Tutte le sere vado a letto non più tardi delle 22.30. Mi alleno dalle due alle due ore e mezza. Poi, lunedì, mercoledì e venerdì faccio doppio allenamento, cioè pista e palestra. L’allenamento può durare anche cinque ore. L’allenamento del sabato è breve, ma più faticoso perché faccio molte ripetizioni di qualità. Per recuperare ho tutto il sabato pomeriggio e la domenica. Non considero un sacrificio il fatto di seguire una dieta e di andare a letto presto. Sono rinunce che non faccio malvolentieri e che portano i risultati».

Un messaggio da rivolgere ai giovani?

«Non mollate mai sia che vogliate diventare atleti, architetti, geometri o banchieri. Credete sempre nei vostri sogni, circondatevi di persone che vogliono crescere insieme a voi e non di quelle che vogliono sminuirvi o demoralizzarvi. E, soprattutto, quando le cose andranno male, continuate a seguire i vostri sogni perché purtroppo la vita non è semplice, però ci insegna anche a non mollare perché alla fine i risultati arrivano. Ed io ne sono la testimonianza».

Progetti futuri?

«Progetti futuri ce ne sono tanti a partire dai mondiali che si terranno il prossimo anno a Budapest. Dobbiamo fare bene con la staffetta ma devo fare bene anche nella gara individuale perché sono un duecentista e uno dei miei sogni è quello di scendere sotto i 20 secondi nei 200 metri. Nel 2024, ci saranno gli Europei in casa e un mese dopo ci saranno le Olimpiadi a Parigi».

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