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Piero Braglia

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COSENZA – Chi ne esce con le ossa rotte agli occhi dell’opinione pubblica, a prescindere dalla ricaduta gossip che si è venuta a generare, è il presidente del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio.

Ed è anche facile capire perché: chiunque, ascoltando le parole del tecnico Piero Braglia (proprio ieri confermato ufficialmente sulla panchina dell’Avellino) non impiega tanto tempo a fare “due più due” e a concludere che si tratta dell’ennesima dimostrazione del fatto che il patron rossoblù non avrebbe davvero l’intenzione di “rilanciare” e quindi di garantire alla città e alla tifoseria la programmazione di un campionato in cui l’obiettivo primo e ultimo sia quello dell’immediato ritorno in Serie B.

Naturalmente, che sia davvero così è tutto da dimostrare, ma intanto quella è l’impressione che ha suscitato l’audio (registrato nei giorni scorsi) circolato ieri nelle chat whatsapp in cui si sente la voce del tecnico Braglia riferire ad un amico gli esiti della telefonata avuta nei giorni scorsi proprio con Guarascio.

Il massimo dirigente del Cosenza Calcio, infatti, ha chiamato il tecnico della promozione in B di tre anni fa per sondare il terreno circa la sua eventuale disponibilità a ritornare sulla panchina rossoblù. Il tutto, c’è da precisare, nonostante il contenzioso tra le due parti per la riduzione dello stipendio dello stesso allenatore chiesta nei mesi scorsi da Guarascio (con la giustificazione della pandemia e della relativa esigenza di riduzione dei costi) agli organi federali preposti e successivamente non accordata.

Cosa avrà detto, dunque, Braglia nell’audio ormai diventato di dominio pubblico? Si tratta di nulla di particolare, per la verità, fatta eccezione per il riferimento ad alcune persone additate come “autori”, insieme ad altri, di averne provocato l’esonero nel febbraio 2020.

Il tecnico ha sostenuto che se Guarascio “non tira fuori i soldi” (investimenti), se “non ricuce” con i tifosi e “non fa una squadra importante, a me non mi vede a Cosenza, questo è poco ma sicuro. Anche perché io non voglio certi farmi inchiappettare come due anni fa, dove mi ha preparato il piatto con il signor Occhiuzzi (Roberto, ndr), con Leone (Valter, ndr) e qualche vecchietto lì dentro”.

E poi ha aggiunto: “Mi fa piacere che la gente si ricordi di me, mi fa piacere che avrebbero piacere se io tornassi. Ma se mi richiama, o fa la squadra sul serio oppure a me non mi rivede”.

Guarascio, poi, non ha più richiamato Braglia e il tecnico ieri ha “chiuso” l’accordo con l’Avellino, ufficializzato poche ore fa. Il punto però è che adesso quelle parole hanno suscitato un vespaio di polemiche in tutta la città. Non solo, come si diceva, perché la gente collega facilmente la mancata telefonata decisiva a Braglia da parte di Guarascio al fatto che il presidente non abbia intenzione di investire, ma anche per i nomi fatti dal tecnico come responsabili (o co-responsabili) del suo esonero.

Non si escludono strascichi nei prossimi giorni, anche di natura giudiziaria. Vedremo. Certo è che i social ormai assumono sempre più la funzione di “estremizzare” la realtà e portarla su un piano diverso, su una dimensione che funziona da “moltiplicatore” di parole, di fatti, di passioni e di sentimenti. E il fatto che diventino spesso e volentieri incontrollabili, perché sottoposti alle debolezze umane, non fa dormire mai sonni tranquilli.

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