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Medici cubani in Calabria

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COSENZA – Azienda zero ancora da modificare, il paradosso degli atti aziendali senza la programmazione, le assunzioni che continuano a viaggiare a rilento, un incidente diplomatico in corso sui medici cubani e il consueto caos contabile anche in fase di ricognizione del debito. Tutto questo nonostante una montagna di milioni non spesi. Così tanto che oggi si potrebbe mettere in discussione il balzello che i calabresi pagano per una sanità che non funziona: le aliquote massime Irpef e Irap per effetto del piano di rientro. La riunione di ieri del tavolo Adduce fotografa ancora una volta una situazione in chiaroscuro, troppe discrepanze e molta burocrazia che non funziona.

ADDUCE C’È, GIORGETTI NO, OCCHIUTO SALUTA

Roberto Occhiuto non presenzia alla riunione, lasciata per impegni istituzionali subito dopo un saluto. Al suo posto restano Iole Fantozzi, Giuseppe Profiti ed Ernesto Esposito. Dall’altra parte c’è ancora la funzionaria del Mef Angela Adduce mentre è assente il ministro Giorgetti, pochi giorni fa – secondo fonti della Cittadella – invitato “ufficialmente” dal presidente-commissario.

INCIDENTE DIPLOMATICO USA CUBA VIA CATANZARO?

Durante la riunione il ministero della Salute avrebbe chiesto chiarimenti sulla modalità di pagamento e le tipologie di contratto dei medici cubani. Il fatto nasce da un possibile incidente diplomatico. A richiedere chiarimenti infatti sarebbe l’ambasciata degli Stati Uniti in Italia che teme un finanziamento indiretto a Cuba attraverso questa piccola regione di un Paese Nato. La storia non è nuova: più volte è stato sollevato il paradosso sui fondi inviati alla società cubana e la domanda resta sempre la stessa. Quanto va in tasca ai medici e quanto invece al governo cubano? Per non parlare del fatto che l’accordo iniziale vincola la Regione a pagamenti effettuati attraverso banche che non hanno denaro americano o partecipazioni in fondi di investimento statunitensi. Sul tema la dirigente Fantozzi avrebbe chiosato, per come raccontano molti, con una frase al fulmicotone: mandino i medici Usa e restituiremo i cubani.

AZIENDA ZERO

Le voci si rincorrono nella Cittadella. Durante la riunione i tecnici di Mef e Salute avrebbero di nuovo messo il dito nella piaga Azienda zero, della quale al momento esiste soltanto l’atto aziendale. Il problema è che la legge istitutiva deve essere ancora una volta revisionata. Ma prima di farlo bisognerà pubblicare i decreti sulle reti ospedaliere e territoriali. Durante la riunione – riferiscono alcune fonti – il commissario Profiti avrebbe difeso la “bontà” del progetto, ribadendo come l’atto istitutivo sia letteralmente trasferito copia carbone da quello Veneto (regione che a differenza della Calabria la fase programmatoria l’ha ampiamente conclusa).

IL PROBLEMA DEL DEBITO

L’altra questione è quella della quantificazione del debito pregresso. Dopo la campagna pubblica conclusa a dicembre arrivano le note dolenti. Alle aziende sanitarie regionali è stato affidato il compito di “scremare” le fatture per arrivare alla certificazione di oltre la metà delle poste debitorie. Procedimento che potrebbe andare avanti ancora per qualche mese, allungando ulteriormente i tempi sulla reale certificazione del “buco” calabrese.

I MILIONI IN PANCIA

La Calabria si troverebbe in attivo centinaia di milioni di euro. Una cifra gigantesca che andrebbe però presa con le pinze. La sola Asp di Reggio molti milioni a sua disposizione e non spesi. L’indicazione data dai tecnici Mef sarebbe quella di un mancato utilizzo delle risorse. In altre parole si sta stringendo la cinghia per non finire di nuovo in rosso. Cinghia che però si riflette in primis sui Lea e in secondo luogo sulle assunzioni.

TEMPI DI PAGAMENTO

La Calabria migliora la performance salvo uno “zoccolo duro”. Diverse Asp ancora non rispetterebbero i tempi mentre la Mater Domini, storicamente il problema numero 1 per i tempi di pagamento, continua a non centrare l’obiettivo. Stando ad alcune fonti ben informate la dirigente del Mef avrebbe ricordato la procedura di infrazione europea sui tempi di pagamento non rispettati puntando il dito proprio sull’azienda ospedaliera universitaria come “esempio” chiave.

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