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La protesta dei familiari delle vittime

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CROTONE – È rientrata nella serata la protesta, pacifica, dei parenti delle vittime del tragico sbarco dell’alba del 26 febbraio, davanti al PalaMilone, dove sono tutt’ora ospitate le salme dei migranti.

I familiari, ieri mattina, hanno bloccato i mezzi delle imprese funebri che stavano per trasferire quattro salme al cimitero islamico di Bologna, per come aveva disposto il ministero dell’Interno, con una nuova direttiva.

I manifestanti, poi, si sono seduti sulla strada di fronte il palazzetto dello sport, bloccando il transito delle automobili, e mostrando dei cartelli, alcuni dei quali riportavano le foto dei parenti e dello sbarco.

Altri, poi, hanno esposto dei messaggi eloquenti, tra cui, ad esempio quello di una donna afgana, ma proveniente dalla Germania, che ha perso nella tragedia una figlia ed il genero, che recitava: «Il governo italiano gioca con i morti». Secondo le testimonianze dei manifestanti, le bare che stavano per essere spostate erano di quattro persone ancora non identificate e, soprattutto, ciò era avvenuto senza il minimo coinvolgimento dei familiari.

Il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, al termine di un incontro svoltosi  in Prefettura, proprio sulla questione, ha incontrato i parenti dei migranti morti, informandoli sul fatto che ad essere trasferite saranno solo 14 salme, in accordo con i familiari stessi. C’è stata, inoltre, anche un’opera di mediazione da parte di Questura e prefetto. 

Scongiurato, almeno per il momento, il trasferimento di tutte le 40 salme originariamente previste a Bologna, per poi essere smistate in altri luoghi, ma di avviare l’iter direttamente per il trasferimento nei paesi d’origine. La riunione in Prefettura, poi, è servita anche per sgombrare il campo da un’altra ipotesi circolata in mattinata, vale a dire, la volontà del Governo di non pagare tutti i trasferimenti delle salme, ma solo di quelle interne.

Sul tema delle proteste perM.G.A. – Sindacato nazionale forense è intervenuta l’avvocato Francesca Pesce, la quale comunica che insieme al collega  Vincenzo Medici  dell’Arci Crotone Aps  e Alidad Shiri «siamo andati in prefettura per chiedere spiegazioni su questa ennesima violenza alle vittime di una strage che doveva essere evitata. Il funzionario della prefettura ha ribadito senza scalfirsi la posizione assunta, specificando che lo stato italiano non aveva i fondi per sostenere le spese per trasferire le salme in Afghanistan. Gli unici trasferimenti operati erano stati resi possibili dalla presa in carico economica dei Paesi di destinazione (al momento Pakistan e Germania). Della situazione abbiamo avvisato Franco Mari che tempestivamente ha sollevato il problema in aula insieme a Nicola Fratoianni. La dimensione politica assunta dalla vicenda ha portato il governo a diffondere una nota stampa in cui si faceva un passo indietro rispetto alla scellerata decisione ed ha portato il prefetto ed il questore al Palamilone dove è terminata la mediazione nel senso di disporre a Bologna solo il trasferimento delle salme per le quali i familiari avevano prestato il consenso alla tumulazione lì ed il trasferimento degli stessi familiari da Crotone a Bologna avverrà a carico dell’Italia. Tutte le salme in attesa del rimpatrio in Afghanistan resteranno a Crotone ed il trasferimento nel Paese d’origine sarà a carico dell’Italia».  Dice  di «vergognarsi  di essere italiano di fronte a cose  del genere, a comportamenti del genere. E questa è solo la ciliegina sulla torta perché questi migranti ed i familiari e sono lasciati in condizioni indegne, nel palazzetto e fuori di qui». 

È quanto sostiene Stefano Mancuso, che fa parte della rete 26 febbraio. A suo dire l’impressione è che «il governo voglia nascondere la polvere sotto il tappeto. Questo è un oltraggio perché non viene rispettata la volontà sacra dei familiari a piangere i morti dove loro vogliono».

Pino Greco presidente di Fabbrikando l’avvenire esprime solidarietà ai migranti per la protesta messa in atto, «come crotonese e calabrese» perché chiedono che «di poter portare e piangere i loro cari dove vogliono».

Ed aggiunge: «mi vergogno perché non vengono mantenuti gli impegni presi nei  confronti di  queste persone, a cui il Presidente della Repubblica e le autorità intervenute hanno dato loro rassicurazioni. Verità, giustizia e poter piangere i propri morti».

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