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La scena della festa nella serie Tv "The good mothers"

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PETILIA POLICASTRO (KR) – C’è un falso storico in uno dei primi episodi della serie “The Good Mothers” diretta da Julian Harrold ed Elisa Amoruso e disponibile su Disney+ dal 5 aprile scorso.

Marisa Garofalo, la sorella di Lea, una delle tre testimoni di giustizia calabresi a cui si ispira la storia (insieme a Giuseppina Pesce e Maria Teresa Cacciola), viene rappresentata in pelliccia mentre partecipa, in un ristorante con piscina, alla festa per il diciottesimo compleanno della nipote Denise, figlia di Lea.

Denise compie gli anni il 4 dicembre, e non andò alla festa organizzata dal padre, Carlo Cosco, a pochi giorni dalla scomparsa di Lea, sua ex convivente, avvenuta tra il 24 e il 25 novembre 2009. Cosco sarebbe stato successivamente condannato all’ergastolo per il delitto e una festa di compleanno si tenne.

Ma non ci andarono né Denise, che in aula spiegò perché non partecipò – «non avevo niente da festeggiare» – né tantomeno Marisa, costituitasi parte civile, insieme alla nipote, nel processo contro gli aguzzini di Lea. Per questo Marisa Garofalo annuncia di aver già dato mandato al suo legale, l’avvocato Roberto d’Ippolito, per predisporre una denuncia per diffamazione aggravata. Nel film Denise non compare alla festa, ma non corrisponde alla realtà che Marisa ci sia mai andata. Eppure tra palloncini a forma di “18”, con un abito da cerimonia in mezzo a parenti e amici di Cosco che brindano alla “famiglia”, si nota proprio un’attrice che rappresenta la sorella di Lea mentre prende parte al ricevimento.

«Sono scene che non corrispondono alla realtà – dice Marisa Garofalo al Quotidiano – Non sono mai stata mafiosa e non lo sarò mai. Dissi a mia nipote che non ci sarei andata alla festa, e non ci andò neanche lei perché non avevamo nulla da festeggiare. Carlo Cosco non è mai stato a casa mia eppure si vede che irrompe mentre io e mia nipote facciamo colazione».

E ancora: «c’è un tentativo di screditarmi. Da anni sono impegnata a dare un contributo di testimonianza nelle scuole, raccontando la storia di mia sorella Lea. Sono a fianco di chi chiede giustizia e verità e fa antimafia sociale in maniera gratuita. Non so dove siano state prese queste notizie, che sono smentite dagli atti processuali».

Va su tutte le furie, Marisa Garofalo, anche perché «il sindaco di Petilia Policastro, Simone Saporito, con il quale soltanto pochi giorni prima abbiamo partecipato a un convegno sulla figura di Lea, ha fatto i complimenti agli autori durante la prima pur sapendo che quelle scene non sono verosimili. Se qualcuno vuole raccontare la vera storia di Lea – dice ancora – chieda notizie a chi la conosceva veramente».

Marisa Garofalo già aveva avuto da ridire sul film tv “Lea” di Marco Tullio Giordana, nel quale non era rappresentata pur essendosi costituita parte civile contro gli autori del delitto insieme a sua madre. Ma questa è un’altra storia.

Le proteste contro la serie Tv anche da Giuseppina Pesce

“Dal 5 aprile 2023 è uscita la serie TV  ‘The Good Mothers’ trasmessa sul canale Disney+, la quale narra della  storia di Giuseppina Pesce e dei suoi 3 figli, una dei quali  minorenne. La storia di una donna che ha collaborato con la giustizia, in relazione alle note vicende della Ndrangheta calabrese. La serie TV è stata mandata in onda senza alcuna previa richiesta ed acquisizione  di consenso da parte della signora Pesce”. Lo afferma in una nota  l’avvocato Michela Scafetta, legale della collaboratrice di giustizia  Giuseppina Pesce.

“A ciò si aggiunga -prosegue – che la signora Pesce si dissocia dalla  narrazione della vicenda, in particolar modo per quel che attiene al  contenuto dei primi 3 episodi, ove viene riprodotto un personaggio che nulla ha a che vedere con la storia reale della protagonista e con il  suo vissuto all’interno della sua famiglia di origine – continua  l’avvocato- Peraltro, il padre della signora Pesce viene descritto  come un orco e ciò non corrisponde al vero, essendo lo stesso stato  sempre amorevole con la figlia e figura di riferimento per la stessa.  Atteso il contenuto della serie, la mia assistita ha già diffidato le  case di produzione e l’emittente dalla messa in onda della serie TV ed in ogni caso si riserva di agire nelle opportune sedi per il ristoro  dei diritti ingiustamente violati.”

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