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I riti e le consuetudini della ‘ndrangheta emersi nell’operazione Ultimo Atto, la figlia del boss si sposa e la cosca raccoglie le buste

CIRÒ MARINA – Scene da un matrimonio, ma Bergman non c’entra. Se a sposarsi è Enza Marincola, figlia di Cataldo, uno dei leader storici del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, dell’organizzazione si occupano i plenipotenziari del clan.

Per il matrimonio con Maurizio Zito, celebrato nell’agosto 2020, i pezzi da novanta si sarebbero occupati di recapitare inviti a ‘ndranghetisti, raccogliere “buste” con i soldi come regalo delle altre organizzazioni criminali, pagare le spese del ristorante per la spesa nuziale. Questo nonostante, come direbbe uno degli indagati in una conversazione intercettata nell’ambito dell’operazione “Ultimo Atto”, Luca Frustillo, «già lo devono mettere in preventivo» che l’evento sarà monitorato dalle forze dell’ordine.

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Del resto, il presunto reggente Luigi Vasamì era perplesso: «dovessimo inguaiare lo zio… che gli vanno a fare i filmini». Sempre Vasamì si lamentava del comportamento del futuro sposo ostinato a voler invitare personalmente “tutti” al suo matrimonio, compreso il boss di Papanice “Mico” Megna, sostenendo che altrimenti avrebbe fatto brutta figura («dice che deve invitare o a tutti… o a nessuno…ma con Zu Micu ci va lui …ma io faccio una mala figura»).

LA FIGLIA DEL BOSS SI SPOSA E LA COSCA RACCOGLIE LE BUSTE CON I REGALI

A fronte di tali affermazioni, Vasamì avrebbe osservato che solo grazie alla consorteria criminale il giovane aveva conosciuto altri esponenti malavitosi («ma tu sti cristiani…li conoscevi prima di noi?»); inoltre, precisava di aver rimproverato lo stesso Zito facendogli notare che, qualora a consegnare gli inviti agli ‘ndranghetisti si fosse recata sua suocera, rischiavano di essere tutti arrestati, in quanto poteva passare il messaggio che la donna manteneva le redini della cosca in assenza del marito («il marito è in galera… il fratello è in galera…questo scippa tutto… e arrestano a tutti e quello stupido ancora non l’ha capito… Oggi quante gliene ho dette»).

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Pertanto Vasamì si sarebbe determinato a consegnare lui personalmente l’invito al boss Megna. Pare, infatti, che lo sposo lo stesse “marcando”. Sempre Vasamì avrebbe disposto, durante una delle consuete riunioni al circolo Sestito, che il clan avrebbe pagato il ristoratore. Uno dei presunti affiliati si sarebbe perfino offeso per un mancato invito a una cena prenuziale. «Per il suocero diamo la vita».

LA DEVOZIONE PER IL CAPO CARISMATICO DELLA COSCA

Una vera e propria devozione per il capo carismatico della cosca. Più pragmatico Vasamì, che precisava di aver detto alla famiglia degli sposi di segnare le cifre dei soldi donati dagli invitati “forestieri”, a cui poi loro avrebbero dovuto ricambiare in altre occasioni, e di strappare tutto. E addirittura sorge il sospetto che qualcuno possa aver sottratto qualcosa dalla busta dei coriglianesi, perché 800 euro parevano pochi. «Chissà è passata qualche mano prima di noi».

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Nessun dubbio, invece, sul quantum corrisposto dai rossanesi che avevano consegnato una busta chiusa. Ma il clan vigilava anche sui bigliettini. Vasamì aveva detto alla madre della sposa di non lasciarne traccia, «che può essere pure che qualche giorno fanno la perquisizione». C’era perfino chi, come Giuseppe Grisafi e Vincenzo Barbieri che erano stanziati in Germania, era giunto quattro giorni prima in aereo a Cirò Marina per essere ospitato da un pronipote dei boss ergastolani che andò a prelevarli all’aeroporto di Lamezia Terme. Quelle nozze erano diventate un affare di anti Stato.

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