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Il trattore incendiato sull’arenile di Melissa

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MELISSA (KR) – I pm Antimafia avevano chiesto misure cautelari anche per due funzionari del Comune di Melissa. Il gip distrettuale di Catanzaro Arianna Roccia non l’ha disposta ma resta ancora in piedi l’accusa di abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa per Giuseppe Greco, 73enne di Strongoli oggi in pensione, quale responsabile dell’area tecnica del Comune Melissa all’epoca dei fatti contestati, e Nicola Squillace, geometra inserito nella struttura, anch’egli responsabile dell’area tecnica, per alcuni periodi di tempo.

Secondo l’accusa, in spregio ai principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza e proporzionalità, violando il principio di rotazione e frazionando l’affidamento di lavori artificiosamente sotto soglia, avrebbero procurato ai responsabili e titolari della ditta individuale Movitrans di Mario Perri, ed in una occasione all’azienda agricola di Francesco Falbo, arrestato per associazione mafiosa nell’operazione “Ultimo Atto”, un ingiusto vantaggio patrimoniale, affidando loro, in via diretta, su base stagionale,  i lavori di “riqualificazione e miglioramento delle condizioni ambientali del litorale e sistemazione dello sbocco a mare dei torrenti nella frazione Torre Melissa”.

Viene anche contestata dalla Dda di Catanzaro l’aggravante di aver commesso il reato in favore di ditte di riferimento della ‘ndrina di Strongoli, collegata al “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, contro cui si è scatenata l’offensiva dei carabinieri. Tutto inizia con il danneggiamento di un trattore agricolo del Comune di Melissa.

Sarebbe stato Nicola Calfa, nel luglio 2018, a dare alle fiamme il mezzo cingolato, come emerso da un’indagine coordinata dalla Procura di Crotone. Ma c’è un antefatto. Nel luglio 2014 il trattore della discordia, usato anche per la pulizia della spiaggia, era già stato oggetto di reato, essendo stato rubato. Fu rivenuto, nel novembre 2017, nell’azienda di Giuseppe Russo, durante una perquisizione eseguita dai carabinieri. Il Comune  ritornò così in possesso del mezzo agricolo. Il trattore era avvolto dalle fiamme, in una notte di mezza estate del 2018, quando intervennero nuovamente i carabinieri.

Gli autori del rogo, secondo alcune testimonianze, avevano raggiunto il luogo via mare, con una barca a motore. Per Russo e Calfa scattò poi l’arresto; il primo alla fine ebbe una condanna a 2 anni e 8 mesi, il secondo a 3 anni e 6 mesi. L’ipotesi degli inquirenti è che qualcuno volesse costringere l’amministrazione comunale melissese ad affidare i lavori a ditte esterne. In effetti, durante il periodo in cui il Comune non aveva il trattore, cioè dopo il furto, ha dovuto necessariamente affidare i lavori a terzi. I carabinieri hanno iniziato a spulciare le determine, risalenti al periodo in cui era in carica una precedente amministrazione comunale, ed è venuto fuori che i responsabili dell’area tecnica dell’ente avrebbero attribuito alla ditta Movitras il servizio di nolo di mezzi meccanici e forniture di inerti. La stessa impresa è stata incaricata anche dei lavori di riqualificazione ambientale del litorale. I dirigenti non avrebbero saputo fornire spiegazioni sul perché negli anni, in assenza del mezzo di proprietà del Comune, l’appalto venisse aggiudicato, in maniera diretta, sempre alla stessa impresa.

Durante gli interrogatori sarebbe, infatti, venuto fuori un rimpallo di responsabilità tra Greco e Squillace. Dagli accertamenti è poi emerso che Mario Perri è cugino del genero di Squillace e che il legale rappresentante della ditta Falbo, arrestato nel blitz dell’altra notte, era coniugato con Emilia Garrubba, esponente del Pd e assessora all’Agricoltura del Comune di Melissa durante la precedente consiliatura.

Ma il collegamento – o presunto tale – con la cosca? Durante l’attività investigativa, i carabinieri hanno svolto attività di intercettazione video-ambientale dei colloqui carcerari di Russo e Calfa. E sarebbe emerso che l’incendio era stato commesso per conto di terzi (tant’è che si fa riferimento al fatto che l’onorario del legale sarà pagato da terzi) ed organizzato già da tempo (tanto che in un primo momento era stato ipotizzato di non raggiungere il mezzo comunale via mare ma di arrivarci per strada). Inoltre, il movente sarebbe stato quello di fare assegnare dall’ente i lavori di pulizia della spiaggia ad una ditta riconducibile alla consorteria criminale, in particolare quella intestata a Falbo. Ma sarebbe spuntato anche il collegamento con esponenti della cosca Giglio di Strongoli quali Luigi Lettieri e Gaetano Mammolenti, anche loro tra gli arrestati, che si sarebbero occupati delle spese legali di Calfa oltre che di inviargli, tramite Falbo, comunicazioni in carcere.

Balza all’attenzione un’affermazione pronunciata da Calfa – «È stato fatto pure per loro il coso» – a significare che «l’atto incendiario – secondo la ricostruzione degli inquirenti – è stato fatto anche per favorire la ditta del Falbo in maniera tale, così come successo in passato, che a seguito dell’incendio del mezzo comunale, avrebbe ottenuto in maniera diretta l’affidamento dei lavori di pulizia spiaggia». Calfa e Falbo sono peraltro cugini di secondo grado. Ma  è appena il caso di rilevare che i fratelli Nicola e Ruggiero Calfa sono stati arrestati nell’operazione con l’accusa di essere organici alla cosca di Strongoli. Tra le intercettazioni a loro carico quelle in cui si fa riferimento ad armi occultate in alcuni terreni a Melissa che, in seguito dell’arresto del primo, temendo di subire perquisizioni, il presunto gruppo criminale decide di spostare.

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