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Il giudice Marco Petrini

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CROTONE – Presto sarà esaminato il contenuto di telefoni, smartphone e materiali informatici sottoposti a sequestro il 15 gennaio e il 27 febbraio scorsi nel corso dell’inchiesta condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone e dai loro colleghi dello Scico di Roma che ha portato all’operazione Genesi, con cui sarebbe stato scoperchiato un vasto giro di corruzione che aveva a che fare con l’aggiustamento di processi, anche di criminalità organizzata, in cambio di mazzette e regalìe di varia natura. I militari hanno notificato ieri l’avviso di accertamenti tecnici non ripetibili a 18 indagati, sei dei quali hanno già acquisito lo status di imputati in quanto il prossimo 9 giugno inizierà il processo col giudizio immediato davanti al Tribunale di Salerno.

Tra loro la figura chiave dell’inchiesta, il giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini al quale erano stati concessi gli arresti domiciliari in un sito protetto in seguito alla decisione di collaborare con la giustizia e che è tornato in carcere dopo aver fornito alcune dichiarazioni rivelatesi false su alcune scottanti vicende giudiziarie.

Il procuratore aggiunto della Dda di Salerno Luca Masini e il suo sostituto Vincenzo Senatore hanno disposto, al fine di rilevare tracce e elementi utili alle indagini e al processo, le copie digitali e forensi di smartphone, materiali informatici e documenti contenuti nei cloud e nei social network nella titolarità degli indagati. Alle operazioni, che saranno eseguite a Roma presso gli uffici dello Scico, gli indagati hanno diritto di assistere tramite loro difensori e consulenti. A breve, dunque, gli inquirenti potrebbero acquisire ulteriori elementi in aggiunta al già corposo materiale probatorio raccolto nel corso delle indagini, che si sono ampliate in seguito alle confessioni fiume fatte da alcuni dei principali protagonisti dell’inchiesta.

Del resto, dalle carte del procedimento, che nelle settimane scorse ha portato a una perquisizione a carico della moglie di Petrini, Maria Stefania Gambardella, responsabile di segreteria nello stesso ufficio giudiziario, intercettata mentre parla col marito, si comprende che c’è un nuovo filone d’indagine.

Un nuovo procedimento penale istruito anch’esso dalla Procura di Salerno, competente sui magistrati del distretto di Catanzaro, che reca un numero di registro diverso da quello del procedimento già balzato all’attenzione delle cronache con gli arresti eccellenti del gennaio scorso e i successivi sviluppi, compreso il giudizio immediato a carico di sei imputati fissato per giugno davanti al Tribunale della città campana.

Un procedimento penale a carico, evidentemente, di magistrati. Forse più magistrati. Un procedimento penale che ha a che fare, anche, con le dichiarazioni rese da Petrini e poi ritrattate presumibilmente in seguito alle pressioni della moglie, indagata per intralcio alla giustizia in concorso con ignoti.

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