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Un'immagine dell'agguato ripresa dalle telecamere di videosorveglianza

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ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – «Sta lontana da lei, amigo». Pensava di essere in un film di Brian De Palma, “Scarface”, invece era a Isola Capo Rizzuto. Ma si ispirava anche a Gomorra. Ora Salvatore Giannuzzi, 20enne, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione per tentato omicidio e porto illegale di un’arma da sparo.

Il gup del tribunale di Crotone Michele Ciociola lo ritiene colpevole di un agguato dal movente passionale risalente all’aprile dello scorso anno, quando un 22enne isolitano denunciò ai carabinieri che, la precedente notte, mentre stava rincasando a bordo della propria autovettura, non appena giunto nella località Bugiafro, qualcuno aveva sparato due colpi d’arma da fuoco che avevano raggiunto soltanto il cofano e la portiera anteriore del suo veicolo, una Fiat “Punto”, in cui si era andata a infilare un’ogiva. Colpi sparati ad altezza d’uomo, per cui gli inquirenti ritengono che si sia trattato di un tentato omicidio, forse compiuto con la complicità di un’altra persona.

La svolta nelle indagini grazie alla videosorveglianza

I carabinieri avviarono le indagini e preziosa si rivelò l’acquisizione di immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza privati e pubblici installati nell’area, dalla cui visione si evinceva la presenza, nei pressi del luogo dell’azione di fuoco, di due persone, una delle quali teneva un passamontagna in mano. L’indagine, condotta sotto la direzione del pm Andrea Corvino, che aveva chiesto una condanna a 9 anni e 4 mesi, è stata implementata attraverso intercettazioni telefoniche e verifiche sui tabulati. Da qui è emerso che il fattaccio sarebbe maturato in un contesto di natura sentimentale, poiché lo scampato all’agguato aveva iniziato a frequentare la ex fidanzata dell’indagato, poi divenuto imputato.

Quest’ultimo, in una prima fase, si era confrontato con il suo contendente, chiedendogli d’interrompere il rapporto con la ragazza. Un ulteriore tentativo di avvicinare il 22enne era quindi fallito, in quanto questi non si era presentato a un successivo appuntamento. Decisive le acquisizioni delle conversazioni telematiche e delle chat rinvenute sui profili social dell’arrestato. Dalle stesse verrebbe fuori un atteggiamento persecutorio nei confronti della ragazza, al fine di conoscerne gli spostamenti e le nuove frequentazioni.

I post minacciosi tratti da Scarface e Gomorra

La “chicca” è che nella mattinata antecedente il giorno del raid Giannuzzi avrebbe spedito da un telefonino a un altro in suo uso un eloquente post tratto da Instagram e ispirato dal celebre film “Scarface”, interpretato dal grande Al Pacino. «Sta lontana da lei, amigo». Analogamente, sulla propria utenza avrebbe inviato un post con gli attori della serie “Gomorra” e la frase «dovrebbe stare attento a ciò che fa». Ma è emerso anche il timore di essere arrestato, in seguito alle perquisizioni eseguite dai carabinieri.

Preoccupazioni giustificate dal fatto che il giovane, ancora una volta incautamente, conservava nel proprio telefonino numerose immagini di armi ma anche fotografie di pistole, che gli inquirenti ritengono possa aver scattato personalmente. E poi ci sono le intercettazioni in cui il giovane sostiene che dopo aver troncato una relazione l’ex deve stare «con due piedi in una scarpa» per «due, tre, cinque mesi», ma «dopo dieci giorni già si messaggiava» e quindi «li ammazzerei tutti e due».

La difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Villirilli e Gregorio Viscomi, sosteneva che le immagini tratte da Gomorra e Scarface erano screenshot scattati per gioco si riferivano al lontano 2019, e che il giovane ripreso col passamontagna in un orario compatibile con l’azione di fuoco era Giannuzzi ma si trovava nei pressi della sua abitazione e quel copricapo lo usa sempre quando va in moto.

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