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L'ospedale San Giovanni di Dio

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Appalti, concorsi, affidamenti e la regia di Enzo Sculco: nell’operazione Glicine gli interessi e le mire sull’Asp di Crotone

CROTONE – L’Asp era il posto ideale per racimolare voti, ma era assolutamente necessario piazzare le persone giuste. In primo luogo un commissario straordinario “gradito” agli Sculco e deciso a tavolino con Mario Oliverio e Nicola Adamo. E favorire così tutta una serie di nomine necessarie a muovere consistenti pacchetti di voti. Il punto centrale, secondo il Gip del Tribunale di Catanzaro resta Vincenzo Sculco. Sarebbe stato lui a promuovere in primo luogo le dimissioni di Sergio Arena, direttore generale dell’Azienda.

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La vacatio è necessaria per generare una sorta di reazione a catena. Prima di tutto c’è da scegliere il commissario straordinario. Stando alle carte dell’inchiesta il tutto viene deciso in una cena tra Sculco, Mario Oliverio, Nicola Adamo, Seby Romeo e Giancarlo Devona a novembre 2018. L’idea era quella di rimuovere il dirigente “sgradito” a Sculco in cambio dell’appoggio alle elezioni regionali. Alla fine verrà scelto Antonello Graziano (non indagato), come commissario, attuale direttore generale dell’Asp di Cosenza.

Fatta una nomina, sempre su sollecito di Sculco, sarebbe stato il turno di Francesco Masciari come direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria. Masciari è accusato di turbata libertà degli incanti e al momento è stato sospeso per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici. E’ stato da pochissimo nominato direttore amministrativo dell’Asp di Catanzaro. La questione resta un punto di partenza necessario. Nell’ordinanza del Gip viene rilevato come, poco prima di questa “rivoluzione”, Flora Sculco avrebbe ricevuto una telefonata per una raccomandazione su un posto da biologo a tempo determinato nell’ospedale crotonese.

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In quella occasione Flora Sculco avrebbe rassicurato dicendo che da novembre 2018 in poi ci sarebbe stato margine d’azione grazie ai cambi al vertice. Insomma, per l’ennesima volta una Azienda sanitaria diventa una macchina per muovere migliaia di pacchetti di voti attraverso la scelta del direttore amministrativo, del direttore del servizio infermieristico e, soprattutto, del selettore del personale all’interno dell’Azienda. Tutte questioni che avrebbero dovuto concludersi con un appoggio elettorale alla lista Sculco alle future elezioni regionali.

Da una parte l’accordo, dall’altra appalti per aumentare ulteriormente il bacino dei voti. In primo luogo ci sono le nomine di Pietro Vrenna, responsabile del servizio infermieristico e Telemaco Pantaleone Pedace, all’epoca assessore comunale di Crotone e dipendente dell’Asp. Lo scopo, pilotare le assunzioni e assicurarsi un pacchetto di almeno 3500 voti. La stessa nomina di Pedace al servizio infermieristico sarebbe stata pilotata da Sculco.

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L’allora commissario Graziano avrebbe fatto notare la necessità, per legge, di indire un avviso di mobilità interna prima di avanzare una nomina esterna. Stando all’ordinanza Vincenzo Sculco avrebbe fatto saltare questa nomina interna con un «mero cavillo formale». Insomma le intenzioni erano quelle di «occupare militarmente» l’azienda. Il direttore amministrativo Masciari, intanto, veniva costantemente pressato da Sculco per trovare le soluzioni adatte a soddisfare i piani.

«La ricostruzione della polizia giudiziaria – scrive il Gip – traccia uno scenario assolutamente anomalo, rispetto al buon andamento degli uffici, poiché dimostra chiaramente come le nomine degli incarichi, i concorsi da espletare, fossero frutto di accordi presi a tavolino assolutamente illeciti, perché, inutile rammentarlo, le scelte dei preposti agli enti pubblici devono rispondere a ben altri requisiti, certamente ispirati alla individuazione di persone competenti a ricoprire i posti e non già serventi a interessi economici (lo stipendio o il prestigio della elevata carica) ovvero politici». A bloccare un po’ le cose ci ha pensato il Decreto Calabria, che di fatto ha tagliato le gambe ai propositi con la decadenza automatica dei commissari e la conseguente revoca in autotutela di diversi provvedimenti che avrebbero interessato Vrenna, Sculco e Pedace.

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C’è poi la vicenda dell’esternalizzazione del servizio Cup dell’ospedale affidato alla ditta Rm multiservice di Dario Ritorto Bruzzese. L’affidamento sarebbe frutto di un accordo tra Gaetano Caterina, direttore dell’ufficio Urp/Cup, Sculco, Vrenna e Valentina Galdieri, ex assessore del comune di Crotone e moglie dell’imprenditore. Caterina come “premio” avrebbe chiesto l’assunzione della figlia all’Asp come logopedista. Alla fine il servizio venne affidato proprio alla Multiservice. Così come venne affidato ad una sola ditta il servizio di ristoro con distributori automatici in tutte le strutture sanitarie crotonesi: ospedale, poliambulatorio, dipartimento di prevenzione, consultorio familiare e centro cure primarie di Isola di Capo Rizzuto. Servizio da 92mila euro per tre anni. In questo caso sarebbe stato l’amministratore della Eat and Drink, Alessandro Covelli assieme al fratello Rocco Covelli a incontrare Vincenzo Sculco.

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L’idea era un appalto in cambio di appoggio alle regionali per la lista Sculco «intervenendo anche in limine, dopo l’apertura delle buste su Masciari allorquando la commissione avrebbe assegnato un punteggio diverso alla società che risultava seconda classificata».

Infine le selezioni e le presunte turbative per la selezione per un immobile da trasformare in uffici per l’Asp di Crotone, ristrutturazione del laboratorio analisi e la scelta dei locali da utilizzare come deposito sempre per l’Azienda sanitaria di Crotone. Nella prima occasione «L’aggiudicazione verrà effettuata in favore della ditta di Mazzei, che metterà a disposizione gli stessi locali già oggetto dell’altra gara per la sede Aterp, esclusivamente grazie alla decisiva e collusiva azione del De Vona, nonostante alla fine l’Ente sarà costretto ad effettuare un annullamento in autotutela per effetto di un ricorso presentato dai controinteressati ed accolto dal Tar Calabria».

Per quanto riguarda il deposito invece la conclusione è quella dell’affidamento con contratto di locazione di oltre 26mila euro di un locale che non aveva neanche i requisiti previsti dal bando (poco meno di 400 metri quadri a fronte di un minimo di 900). «Significativa è la circostanza che nel corso del colloquio, il Mazzei chiedeva al De Vona di essere garantito sull’esito della gara, per evitare di effettuare investimenti a vuoto «(…ce li ho cinquecento metri…..me li posso comprare anche dalla banca che forse vendono duecento, quattrocento metri…faccio una pazzia me li compro da quelli della banca…se tu mi dici eh…se mi dai la certezza”)».

Ultimo il caso del laboratorio analisi dopo i rilievi effettuati dallo Spisal «in esito alla quale erano state riscontrate tutta una serie di irregolarità». problemi a seguito dei quali la direttrice sanitaria Maria Pompea Bernardi aveva avviato le procedure in somma urgenza per circa 319mila euro. I lavori vennero affidati alla 2C costruzioni ma a maggio 2019 lo stesso direttore generale «sospendeva immediatamente i lavori di affidamento non ravvisando alcuno dei presupposti necessari per procedere ad un’assegnazione diretta con le modalità della somma urgenza».

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