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Flora e Vincenzo Sculco

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Nelle carte dell’operazione Glicine il presunto patto stretto da Vincenzo Sculco con il locale di ‘ndrangheta di Ciro per far eleggere la figlia Flora

CROTONE – Tentacoli sulle elezioni regionali del 2014. Elezioni alle quali venne eletta Flora Sculco, figlia di Vincenzo, ex consigliere regionale e ras della politica crotonese. Sono quelle su cui avrebbe fatto luce la Dda di Catanzaro che ha coordinato l’operazione Glicine, con cui i carabinieri del Ros hanno sgominato una presunta associazione mafiosa facente capo al boss Domenico Megna di Crotone e un presunto comitato d’affari con importanti addentellati nella politica calabrese.

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Flora Sculco, peraltro divenuta assessore, si era candidata nella circoscrizione Centro con la lista Calabria in Rete – Campo democratico. Il padre di Flora (indagata a piede libero) è l’unico arrestato per questo episodio previa esclusione, da parte del gip distrettuale Antonio Battaglia, dell’aggravante mafiosa, ma la misura cautelare era stata richiesta anche per Giuseppe Berardi e Roberto Siciliani, ex assessore ed ex sindaco di Cirò Marina.

L’ACCUSA NELL’AMBITO DELL’OPERAZIONE DI GLICINE CONTRO SCULCO CHE SI SAREBBE RIVOLTO ALLA ‘NDRANGHETA

Secondo l’accusa, Enzo Sculco si sarebbe rivolto ai politici cirotani ottenendo la promessa di procurare voti per la propria figlia. Ne parla il pentito Francesco Farao, figlio di Giuseppe, capo supremo della cosca cirotana, in un interrogatorio al pm Antimafia Domenico Guarascio. «C’era Siciliani, se non sbaglio, e Giuseppe Berardi che facevano riferimento ai Demokratici», ricorda il collaboratore di giustizia a proposito delle adesioni al movimento territoriale di Sculco. «Io avevo uno stretto rapporto con Berardi e vi ho già spiegato che lo stesso era sì espressione politica della nostra consorteria, ma era anche un politico capace ed ambizioso».

Fuoriuscito dal Pd, Berardi gli avrebbe raccontato di un “accordo”. «Siciliani sarebbe dovuto diventare presidente della Provincia di Crotone, con il sostegno politico di Enzo Sculco». Quale “contropartita”, i voti di Siciliani, di Berardi e della consorteria cirotana sarebbero dovuti confluire a sostegno di Flora Sculco. Tra gli esponenti della cosca che avrebbero fatto proselitismo per lei, il pentito indica Vittorio Farao, figlio di Silvio, uno dei capi storici del clan.
«Enzo Sculco era ed è a conoscenza della vicinanza di Berardi con la consorteria. Enzo Sculco è politico di vecchia data e sapeva benissimo che acquisire come sponsor politico Berardi significava ricevere “in dote” il bacino elettorale della famiglia Farao».

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LE RIVELAZIONI CONTENUTE NEGLI ATTI DEL PROCESSO STIGE

Siciliani, Berardi ma anche l’ex sindaco Nicodemo Parrilla sono stati condannati per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Stige, contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò. Alla fine Flora Sculco risultò con la sua lista la terza in classifica a Cirò Marina con ben il 15,62%. Ma gli inquirenti osservano anche che Sculco, qualche mese dopo l’operazione Stige, si sarebbe lamentato della situazione di debolezza per la sua compagine in territori come Ciro Marina, alludendo agli effetti prodotti dalla retata. Ne parla anche il coindagato Giancarlo De Vona, che era segretario particolare dell’ex governatore Mario Oliverio, alludendo alla posizione di Berardi e accostandola ad “Enzo” e alle provinciali del 2017.

LA ‘NDRANGHETA E LE ACCUSE CONTESTATE A SCULCO NELLE CARTE DI GLICINE

Gli inquirenti rilevano un «legame a doppio filo» tra i cirotani e Sculco anche in occasione delle consultazioni provinciali, infatti, in occasione delle quali questi avrebbe compiuto un’operazione politica volta a far apparentare i mesorachesi con i cirotani per far convergere i voti su Parrilla premurandosi di controllare “militarmente” il territorio, vigilando, cioè, affinché gli elettori rispettassero i patti, verificandone le intenzioni di voti nei seggi.

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Tutto ciò al fine di disporre di un pacchetto di voti per la figlia per le elezioni del 2014 e per quelle successive del 2019-2020. Un «patto scellerato» con «connotazioni mafiose», secondo la Dda, di cui trait d’union è considerato Berardi che diceva: «Cirò Marina…piazza di 614 voti, …con quel dolore che c’è stato proprio con la Stige? Capito? Isola Capo Rizzuto… sono realtà devastate queste no?». Adesso la “devastazione” si abbatte su Crotone.

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