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Il barcone distrutto della strage di Cutro

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Strage di Cutro, lo Stato arriva in udienza davanti al tribunale di Crotone per dire che non vuole risarcire i familiari delle vittime

CROTONE – «Lo Stato ha l’opportunità di rimediare, di venire incontro a queste famiglie, non può continuare a sfuggire alle sue responsabilità e girarsi dall’altra parte». L’udienza dinanzi al Tribunale penale di Crotone è appena finita quando l’avvocato Francesco Verri, che rappresenta alcuni familiari delle vittime della strage di Cutro, commenta in questi termini l’intervento (LEGGI), al quale si è opposto con particolare vigore, dell’avvocato Francesco Ciottoli, delegato dallo studio legale dell’ex ministra e attuale presidente della Commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno che assiste Consap spa, la concessionaria di servizi assicurativi pubblici interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze citata quale responsabile civile perché gestisce il Fondo di garanzia Vittime della strada.

Il Fondo copre anche gli incidenti nautici, secondo l’avvocatessa Barbara Ventura, che in una precedente udienza aveva chiesto che venissero citati Consap e l’impresa incaricata Sara Assicurazioni appunto quali responsabili civili nel processo contro tre presunti scafisti accusati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in relazione al massacro del 26 febbraio scorso, con 94 vittime accertate (ma si cercano ancora sei dispersi).

Il collegio giudicante presieduto da Edoardo D’ambrosio (e composto, inoltre, da Assunta Palumbo e Giuseppe Collazzo) si è riservato la decisione perché, da una parte, l’avvocato Ciottoli sostiene che il caicco affondato era un’unità da diporto e non un natante e che il codice della navigazione non prevede il risarcimento in questi casi; dall’altra l’avvocato Verri, al quale si sono associati anche gli altri legali delle persone offese, gli avvocati Barbara Ventura, Domenico Poerio, Salvatore Rossi, e Pietro Vitale, afferma che «lo Stato dovrebbe costituirsi, perché non ha fatto controlli adeguati per impedire al natante di arrivare fino a Steccato e perché ha obblighi solidaristici, motivi per i quali ha istituito il Fondo di garanzia».

L’avvocato Verri, inoltre, ha citato giurisprudenza che prevede che il Fondo di garanzia e Consap intervengano anche in caso di dolo compiuto da terzi. «Il caicco che – ha detto in aula il legale – era stato adibito anziché al turismo a scopi illegali da quanti hanno messo a repentaglio centinaia di vite umane nella totale indifferenza dello Stato che ha obbligo di intervenire grazie all’illuminata istituzione del fondo di garanzia. È un’interpretazione formalistica della norma quella che va a vedere i costi degli ormeggi o l’iscrizione al codice navale».
Nella diatriba non è intervenuto il pm Pasquale Festa. Nessun commento dall’avvocato dello studio della leghista Bongiorno: a margine dell’udienza, la sua preoccupazione è più che altro quella di venire registrato dai cronisti e opta per la scena muta.

«Fa il suo mestiere», dice sempre l’avvocato Verri, che non ce l’ha con lui. Ce l’ha col fatto che «Dopo l’inerzia della notte del 26 febbraio, la notte del naufragio di Cutro, lo Stato ora si mostra molto attivo. Si presenta puntuale in aula nel processo contro i presunti scafisti e invece di chiedere scusa ai familiari delle vittime e ai superstiti, dice: “io non pago”. Il Tribunale di Crotone ha permesso alle parti civili di chiamare la Consap, e cioè il Fondo di garanzia per le vittime degli incidenti a terra e in mare provocati da mezzi non assicurati. E il Fondo è arrivato. Ha risposto alla chiamata; ma non per risarcire. Per dire che la legge parla di “natanti” mentre il caicco sarebbe un’altra cosa. Formalismo. Tentativi di sottilizzare e minimizzare».

Sullo sfondo, nel parallelo filone d’indagine relativo all’omissione dei soccorsi, la Procura attende l’esito di alcune perizie per chiudere il cerchio e fare luce su quel buco di quasi sei ore durante le quali, a fronte della segnalazione della presenza di un barcone a 40 miglia dalle coste crotonesi che con ogni probabilità trasportava migranti, dopo il rientro di due mezzi della Guardia d finanza, la V5006 da Crotone e il pattugliatore Barbarese da Taranto, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, le potenti e inaffondabili motovedette classe 300 e 800 della Guardia costiera restavano in porto senza che la sala operativa di Reggio Calabria ne disponesse l’uscita. La Guardia costiera, che dipende dal Mit, è stata difesa a spada tratta dal ministro leghista Salvini subito dopo la tragedia; idem con patate anche a Cutro, durante il mediatico Consiglio dei ministri con oltre 300 testate giornalistiche accreditate. Lo studio della leghista Bongiorno ora assiste Consap che non vuole entrare nel processo, ma su questo deciderà il Tribunale di Crotone il prossimo 29 novembre.

Prima che il presidente d’Ambrosio disponesse il rinvio dell’udienza, l’avvocato Roberto Stricagnoli si è costituito parte civile nell’interesse di un superstite pakistano. Sotto accusa gli imputati turchi Sami Fuat, di 50 anni, e i pakistani Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni, difesi dagli avvocati Martina La Vecchia e Salvatore Perri. Il 29 novembre prosegue col rito abbreviato il processo per un quarto scafista turco, il 22enne Gun Ufuk, difeso dall’avvocato Salvatore Andrea Falcone. Il responsabile civile potrebbe essere chiamato a intervenire anche in questo troncone.

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