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Palazzo Mangeruca visto dal lato mare

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MELISSA – C’è gente che ogni volta che passa da là si sente male. Quel pugno nell’occhio fa gridare da decenni allo scempio. Ma ha le ore contate l’ecomostro di Melissa. Domani, tra le 10 e le 14, sarà finalmente demolito l’ex mobilificio confiscato in via definitiva nel 2012 a Costantino Mangeruca, ormai deceduto, ritenuto un prestanome del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò anche se era originario di Africo. Cadranno, anzi, imploderanno in due secondi quei 40mila metri cubi di cemento armato, dopo lo start che attiverà due chilometri di cavi lungo il perimetro dell’immobile.

Al posto di quell’orrendo palazzone di sei piani, un corpo estraneo tra filari di vigneti, sorgerà un’area sosta per i camper. In vece di quel simbolo di degrado e abbandono oltre che di inerzia dello Stato nella gestione dei beni tolti alle mafie, qualcosa che respinge i turisti appena giunti a ridosso del nucleo abitato della frazione costiera Torre, lungo la strada statale 106, vedrà la luce un parcheggio per veicoli ricreazionali, qualcosa che, invece, i turisti dovrebbe accoglierli.

ABBATTIMENTO ECOMOSTRO DI MELISSA, PROGETTO DA 700MILA EURO

Il progetto approvato e finanziato per un importo di 700mila euro dalla Regione Calabria nell’ambito dei Patti territoriali per lo sviluppo fu annunciato nel maggio 2022 dal presidente della Regione Calabria, Mario Occhiuto. Ma era stato il governatore Mario Oliverio a lanciare l’idea. Il 12 luglio 2018, giunto a Cutro per partecipare a un convegno organizzato dal Pd locale insieme all’allora sindaco di Melissa, Gino Murgi, annunciò che palazzo Mangeruca sarebbe stato demolito perché quello “scempio” rappresentava un «fatto di violenza a un paesaggio bellissimo».

La deviazione prevista da Anas nel luogo di brillamento

LA STORIA DELL’ECOMOSTRO DI MELISSA

Nel 2015 l’ex sindaco Murgi ha avuto assegnato l’immobile dall’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati. Ma il bene era già andato in malora. Troppo costosa la ristrutturazione per un’eventuale destinazione a fini sociali. L’ex mobilificio faceva parte di un patrimonio da 30 milioni sequestrato nel 2007 al prestanome d’eccellenza della cosca egemone nel Cirotano. Quell’uomo, ritenuto l’anello di congiunzione tra il “locale” di Cirò e la ‘ndrangheta reggina, aveva peraltro scontato 12 anni per un vecchio omicidio.

I Mangeruca, inoltre, sono attivi anche a Cornaredo, in Lombardia, dove sarebbero dediti a estorsioni. Il sequestro si tramutò in confisca nel 2009. La confisca è divenuta definitiva nel 2012. Alle lungaggini dell’iter giudiziario si sono aggiunti i tempi della burocrazia, e nel frattempo il bene continua a deteriorarsi. Uno dei paradossi che costellano la vicenda è che Raffaele Falbo, il sindaco che passerà alla storia come quello che ha realizzato quanto il suo predecessore aveva soltanto annunciato, è imputato di concussione mafiosa e il Comune da lui guidato è sottoposto dal novembre scorso ad accesso antimafia.

LE MISURE

In vista del Demolition Day, nulla è stato lasciato al caso. Ecco nei dettagli il piano, coordinato dalla Prefettura di Crotone, che prevede un massiccio impiego di polizia e carabinieri a cui daranno man forte 35 volontari della Protezione civile. Anas ha ordinato la chiusura del traffico sulla 106 dal chilometro 263+700 al chilometro 277 dalle 8 di oggi alle 17 di domenica ai fini della salvaguardia della pubblica incolumità. Un pezzo di statale sarà off limits: interdetta un’area di 300 metri a sud e 300 metri a nord da palazzo Mangeruca.

Questo complicherà un po’ la vita agli automobilisti che viaggiano in entrambi i sensi di marcia e che saranno costretti a deviazioni interne passando per Strongoli, attraverso le strade provinciali “12” e “53”. La complicherà, in particolare, agli organizzatori e ai fruitori della Festa dei popoli in programma oggi a Cirò Marina. Un po’ di concertazione in più avrebbe scongiurato la sovrapposizione di eventi che si tradurrà in una pratica oppressiva nei confronti dei migranti che non potranno partecipare a un momento di integrazione molto atteso.

La statale sarà presidiata da polizia e carabinieri fino alla conclusione delle operazioni. Dalle 10 alle 16 di domenica sarà vietata anche l’area di sorvolo. Dalle 11 alle 14 di domenica sarà sospesa la circolazione ferroviaria. Il sindaco di Melissa ha emanato un’ordinanza di evacuazione di case e attività commerciali a partire da stamane nell’area di 250 metri dal luogo di brillamento.

IL DISPOSITIVO

Quattrocento chili di dinamite, già alloggiati in 750 fori, saranno necessari per far implodere il palazzo dal lato mare, per evitare di invadere la 106 di detriti. A piazzare gli esplosivi saranno una quarantina di operai e tecnici specializzati, compresi sei fochini, dell’impresa crotonese Lavorazioni stradali, che si è avvalsa della consulenza della società partner Deam Ingegneria per la progettazione, mentre la dinamite la fornirà la ditta sarda Deton.

La cabina di regia allestita in un bed&breakfast della zona. Per proteggere un centro commerciale adiacente al cantiere sarà installata una schermatura fonoassorbente che lo proteggerà dai detriti e dal vuoto d’aria dell’esplosione. Inoltre, attorno ai 33 metri d’altezza dell’edificio saranno predisposti dei muri d’acqua, ognuno con all’interno microcariche di esplosivo che saranno azionate in contemporanea all’implosione per contribuire alla riduzione delle polveri. Infine, per assorbire il lancio di materiale frantumato, i tecnici hanno rivestito i diversi piani con reti per contenere i vari frammenti di calcestruzzo che saranno generati dall’esplosione. Sabbia e geotessile attutiranno la caduta di detriti sulla 106. E nel centro urbano saranno installati sismografi che monitoreranno eventuali movimenti delle strutture.

AUTORITÀ E RITARDI NELL’ABBATTIMENTO DELL’ECOMOSTRO DI MELISSA

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale Teo Luzi, saranno insieme al governatore Occhiuto e alle massime autorità provinciali in occasione dell’implosione dell’ecomostro confiscato alla ‘ndrangheta. Il momento è solenne.

Ma forse c’è poco da esultare per tutto il tempo che è trascorso senza che quel bene, da oltre dieci anni acquisito al patrimonio dello Stato, venisse riutilizzato. Si fa implodere l’ecomostro quando ormai sarebbe troppo oneroso riqualificare un edificio andato in malora. In provincia di Crotone (e non solo) si potrebbero fare molti esempi in tal senso. A Cutro e Isola Capo Rizzuto ci sono beni confiscati ai clan da oltre 25 anni che ancora attendono di essere destinati e deturpano paesaggi che sono un incanto.

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