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Affidato tra Cabrini e Rossi in un ristorante a Bologna

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CROTONE – Della serie “Forse non tutti sanno che…”. Il grande Paolo Rossi venne a Crotone un anno dopo i Mondiali di Spagna, quindi nel periodo del massimo fulgore, quando tutto il mondo ancora parlava di lui.

Trascorse una settimana d’estate in vacanza e aveva un amico crotonese, quel Giampiero Malena manager di vip dello spettacolo. Un amico che aveva in comune con Michele Affidato, il noto orafo ormai di casa al festival di Sanremo e peraltro testimonial Unicef.

E’ proprio allora che Affidato lo ha conosciuto intrecciando un’amicizia che è proseguita nel tempo.

«Venne a Crotone un anno dopo i Mondiali insieme a un suo caro amico, poi ci siamo riincontrati in occasione di diversi eventi all’insegna della solidarietà ai quali lui presenziava con la sua immagine e io contribuivo con la mia arte».

Vi siete rivisti in più occasioni, magari anche in Calabria?

«Ci vedevamo spesso. Per i suoi 60 anni realizzai una targa in argento con in bassorilievo dei disegni legati alla sua figura. Ci dovevamo rivedere in Calabria in occasione di una passata edizione del Premio Caccuri, lui non riuscì a venire, ma amava molto il Sud. E proprio per amore della nostra terra girò uno spot promozionale per il Premio Caccuri. Ci siamo visti durante eventi di solidarietà e altre occasioni grazie anche a questo amico comune ma anche per la presentazione della sua biografia nell’ambito di Casa Sanremo».

Che ricordo ha di Pablito?

«Quando venne a Crotone conobbi lui e la sua compagna. Era un idolo per tutti ma a me rimase impresso come una persona sempre sorridente, sempre pronta allo scherzo, uno che ti faceva sentire a suo agio, un amico insomma».

Lei ha parlato del suo impegno sociale…

«Siamo stati più volte presenti in eventi non molto pubblicizzati, perché lui non voleva, legati al sociale, all’aiuto ai bambini in situazioni di disagio».

Paolo Rossi e Affidato a Crotone nell’estate del 1983

Un aneddoto particolare legato al suo ricordo di Pablito?

«Pablito ha fatto sognare la mia generazione, il Mundial ’82 rimane impresso in tutti noi. Io l’ho conosciuto nel periodo del suo massimo fulgore ma l’ho anche riincontrato durante il mio percorso artistico e gli sono grato per l’amicizia e il sorriso che riusciva a regalarmi. Posso dire che era il tipo con la battutina pronta quando stava in gruppo. Ma il ricordo più particolare risale a una decina d’anni fa, a un pranzo con lui e Cabrini a Bologna. Due campioni che parlavano alla mia presenza del loro passato calcistico, forse non si vedevano da un pezzo. Ed è stato bello per me sentire quei discorsi mentre rievocavano i tempi in cui erano miei idoli. A un certo punto Rossi chiese a Cabrini di Tacconi, perché non lo vedevano da tempo, e subito dopo lo chiamò: “Ciao, Stefano, come stai?”. Mi sentii come in un sogno, come se fossi nell’Olimpo calcistico. Erano i mie idoli da ragazzino ed io ero là con loro».

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