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Enrico Letta (PD) e Giuseppe Conte (M5S)

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Si ricomincia da zero. Il centrosinistra a quattro mesi dalle elezioni si ritrova al punto di partenza.

Il candidato designato dal PD, ma mai portato al confronto con gli altri alleati, Nicola Irto dopo tre mesi che è ufficialmente in campo (LEGGI) ha opposto il suo gran rifiuto. Lo ha fatto in un intervista esclusiva all’Espresso (LEGGI) citando una lettera che lo stesso candidato ha inviato al segretario Enrico Letta.

Al di là del solito cahier de doléances sullo stato del PD, il suo tatticismo esasperato e la guerra di correnti, dietro questa clamorosa decisione c’è altro.

Un pezzo di questo altro può identificarsi nelle manovre romane e negli accordi fra Giuseppe Conte e lo stesso Letta. L’ex premier venerdì scorso si è incontrato via web, unitamente a Vito Crimi, con i parlamentari calabresi a 5 stelle ed ha ribadito che l’accordo col PD in Calabria s’ha da fare, anche passando attraverso le primarie.

Così mentre nel M5S si è aperto il derby fra la sottosegretaria Nesci e il deputato Misiti su chi concorrerà alle primarie, Irto si è chiamato fuori. Molto ha pesato anche la vicenda Napoli.

Qui PD e M5S hanno trovato la quadra sul ministro Manfredi e de Magistris sembra disposto a ritirare la candidatura della sua assessora Clemente per sostenere Manfredi.

Una situazione che certamente rende più facile il dialogo anche in Calabria nonostante la rigidità dell’ex pm che non vuole in nessun modo che la sua candidatura sia messa in discussione (LEGGI).

Non è un mistero che i vertici nazionali vedono in de Magistris la possibilità di creare una coalizione unità e finalmente competitiva (LEGGI).

LEGGI L’APPELLO DELL’EX MINISTRO PAOLA DE MICHELI

Forse troppo per Irto che a questo punto non sentendo più il partito attorno e dopo mesi in cui è stato messo sostanzialmente in bagnomaria ha deciso di rinunciare a un’impresa che sin da subito appariva in salita.

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