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COSENZA – Ma siamo davvero sicuri che le colpe per la perdita del finanziamento di 105 milioni di euro sulle reti idriche sia tutta dell’Aic? Certo l’errore c’è stato e questo è indiscutibile. Il punto però è che anche dal Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile non c’è stato un minimo di elasticità.

L’Aic ha sì ammesso l’errore sul mancato invio del famigerato “allegato 4”, ma ha anche aggiunto che il documento è stato inviato comunque, dopo la scadenza dei termini e prima che il Ministero completasse l’istruttoria definitiva. Forse quindi da Roma si poteva accettare la domanda sia pure con riserva o procedere al soccorso istruttorio. Invece niente. Il progetto di finanziamento è stato direttamente cassato.

Questo ragionamento ha ancora più forza se consideriamo due elementi. Il primo è la natura e la filosofia che sottende il React Eu. Il programma stanzia risorse aggiuntive per i programmi della politica di coesione esistenti, che andranno a potenziare le dotazioni per il periodo 2014-2020 e quelle proposte per il 2021-2027. La politica di coesione è la principale politica d’investimento dell’Ue che mira a ridurre le disparità di sviluppo fra le diverse regioni. Non a caso la manifestazione d’interesse sulle reti idriche era rivolta alle regioni meridionali, quelle dove si sconta maggiormente il gap economico col resto del Paese. La Calabria quindi avrebbe dovuto, sotto questo aspetto, avere un occhio di riguardo nel senso di un minimo di elasticità in più.

Il secondo aspetto sono i ritardi che la Calabria sconta sul sistema idrico che il Governo conosce perfettamente.
E’ giusto il caso di segnalare che il deputato di Forza Italia, Andrea Gentile, il 13 gennaio scorso presentava un’interrogazione proprio al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. L’interrogazione verteva su un bando emanato dallo stesso Ministero lo scorso 16 dicembre per circa 4 miliardi di euro. Oggetto del bando era “Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico” per la parte di risorse aggiuntive da programmare sul Pnrr e la chiave di riparto prevedeva che il 40 per cento del totale delle disponibilità fosse riservato al Mezzogiorno.

E’ accaduto però che nelle tabelle allegate al decreto sono state inserite due sole opere da realizzare nella regione Calabria, per un totale di circa 18 milioni di euro (meno dell’1 per cento del totale delle disponibilità). Entrambi gli interventi sono proposti da Consorzi di Bonifica (Ionio Cosentino e Ionio Reggino) e non figurano tra le priorità immediate del Piano nazionale finanziato direttamente con le risorse europee del Next Generation UE, mentre risultano presenti opere di significativa rilevanza presentate da Acquedotto Pugliese, Acqua Campania e Sicilia Acque.

A quel punto il deputato si diceva perplesso e preoccupato per il fatto che «sia pure in presenza di evidenti carenze e criticità nei sistemi di approvvigionamento primari della Calabria, non risulti negli elenchi alcuna opera proposta da Sorical, società la cui missione è praticamente analoga a quella delle citate società». Per questi motivi chiedeva al Ministro di «chiarire quale sia stato il criterio utilizzato per selezionare le opere da finanziare e se intenda intraprendere iniziative di competenza al fine di garantire una più equa ripartizione delle risorse europee del Next Generation UE».

L’interrogazione per il momento non ha avuto ancora una risposta ufficiale, ma resta il tema sullo sfondo. Sul sistema idrico la Calabria sconta ritardi ventennali che rischiano di tagliarla fuori dai finanziamenti del Pnrr.

Forse Roma dovrebbe prendere atto di questa situazione e dare una mano alla Calabria ad uscire dal pantano nel quale si è cacciata anzichè essere così rigidamente burocratica.

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