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L'attuale sede del tribunale di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Nel piano eversivo-stragista mafia-‘ndrangheta dei primi anni ’90 era previsto anche un attentato al Tribunale di Reggio Calabria per uccidere dei magistrati. E’ quanto emerso dall’inchiesta “‘Ndrangheta stragista” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che mercoledì scorso ha portato all’arresto di Rocco Santo Filippone, di 77 anni, di Melicucco, ritenuto a capo del mandamento tirrenico della ‘ndrangheta e collegato alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro, e ad una nuova ordinanza nei confronti di Giuseppe Graviano, capo del mandamento mafioso di Brancaccio, coordinatore delle cosiddette «stragi continentali», ritenuti i mandanti degli attentati compiuti in Calabria tra la fine del ’93 ed il ’94 ai danni di pattuglie dei carabinieri.

LEGGI I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE

A parlare del progetto di attentato è stato, in epoca non sospetta, il collaboratore di giustizia Pasquale Nucera, esponente di rilievo della cosca Iamonte, «ritenuto – scrive il gip di Reggio Calabria nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione «ndrangheta stragistà – pienamente affidabile la cui credibilità soggettiva e attendibilità oggettiva, è stata ripetutamente affermata in sentenze passate in giudicato di assoluta rilevanza processuale».

FORZA ITALIA E LE STRAGI: LA RICOSTRUZIONE

Nucera chiese di parlare con i magistrati siciliani, nell’estate del 1995, per dire che era a conoscenza «del fatto che le stragi siciliane del 1992, quelle di Roma, Firenze e Milano del 1993 e l’attentato ai danni del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria che doveva essere eseguito nell’estate del 1993 per provocare la morte di alcuni magistrati, rientrano in un’unica strategia che aveva lo scopo di provocare in Italia un ‘cambio di poterè. In questa strategia erano coinvolti ed interessanti alcune componenti politiche, la massoneria “deviata” ed i servizi “deviati”. La mafia avrebbe dovuto fornire la copertura militare ed operativa per quella strategia. Il nuovo potere avrebbe garantito alla mafia la conservazione delle posizioni già acquisite ed anzi un potenziamento delle sue possibilità di arricchimento con ogni genere di traffico illecito».

«Le dichiarazioni del Nucera, la cui attendibilità su queste vicende appare davvero notevole, relative alle stragi ed all’attentato ai giudici calabresi che doveva essere eseguito nell’estate del 1993 – annota il gip – troverà una conferma straordinaria nelle indagini svolte sul conto Emanuele Di Natale, stragista agli ordini di Graviano e depositario degli esplosivi utilizzati per le stragi continentali, e nella sentenza “Tirreno” da cui risulterà che effettivamente i Molè Piromalli avevano, nell’estate del 1993, prelevato dal Di Natale l’esplosivo necessario per fare una strage in danno di magistrati calabresi».

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