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Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace

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REGGIO CALABRIA – Inizia domani a Reggio Calabria, in Corte d’appello, il processo di secondo grado a carico di Mimmo Lucano, di 64 anni, ex sindaco di Riace, condannato in primo grado dal Tribunale di Locri nello scorso mese di settembre a 13 anni e 2 mesi di reclusione per i presunti illeciti nella gestione dei migranti quando era sindaco del centro della locride. La condanna inflitta in primo grado a Lucano é stata quasi il doppio rispetto alla richiesta della pubblico ministero, secondo il quale all’ex sindaco andavano comminati 7 anni e 11 mesi.

A Lucano, che nel 2018, nell’ambito dell’indagine condotta dalla Guardia di finanza che lo ha portato al processo, trascorse un periodo agli arresti domiciliari, vengono contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abusi d’ufficio.

“Spero sempre nella giustizia”, ha detto Lucano all’Ansa in vista del processo d’appello. La seconda sezione della Corte d’appello reggina davanti alla quale si svolgerà il processo sarà presieduta da Giancarlo Bianchi, ex sostituto Procuratore della Repubblica a Catanzaro. Insieme a Lucano in primo grado il Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, ha condannato altre 17 persone a pene varianti tra i 9 anni e 10 mesi ed i 4 mesi di reclusione.

Lucano, nel processo d’appello, sarà difeso, come in primo grado, dagli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, che nel ricorso presentato contro la sentenza hanno parlato di «lettura forzata, se non surreale, dei fatti».

«Sulla legge Severino secondo me il reato era per quando c’è stata l’iniziativa su Berlusconi, ma è una legge sbagliata, io adesso sono interdetto dai pubblici uffici, sono come mi voglio chiamare, un fuori legge» ha aggiunto poi Mimmo Lucano a Radio Radicale.

«C’è una sofferenza invivibile quando si viene accusati o condannati ingiustamente – dice ancora Lucano – io ho rielaborato il senso della parola legalità che rischia di provocare un forte fastidio perché questa parola serve alcune volte per mantenere i poteri costituiti, quello che non bisogna modificare per nulla, e io infatti per questo sono diventato un soggetto pericoloso».

«Io ho trasmesso un messaggio da Riace – conclude Lucano – che ribaltava completamente il paradigma secondo il quale i rifugiati sono persone pericolose, nulla di tutto questo, e poi da Riace è passato il messaggio della cosa pubblica come utile all’umanità».

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