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Per gli esperti di associazioni ambientali, territoriali e il comitato No Ponte Capo Peloro il progetto del Ponte sullo Stretto è “vecchio e lacunoso”.


Sono 534 le pagine di osservazioni proposte dal Comitato tecnico sull’opera del Ponte sullo Stretto e finalizzate allo studio della procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). A firmare il nutrito numero di rilievi sono stati gli esperti coinvolti dalle associazioni di protezione ambientale (Italia Nostra, Kyoto club, Legambiente, Lipu e Wwf), dalle associazioni territoriali (Invece del ponte, Società dei territorialisti/e) e dal comitato cittadino No Ponte Capo Peloro.
Le osservazioni si pongono in continuità con quelle consegnate anche dalla città di Villa San Giovanni al ministero dell’Ambiente e tutte convergono sul fatto che la stessa procedura di Via debba essere considerata “viziata” perché quello depositato non può considerarsi un Progetto definitivo.

PONTE SULLO STRETTO, PROGETTO VECCHIO DI 11 ANNI E LACUNOSO NELLE INTEGRAZIONI RICHIESTE

Secondo i 38 tecnici chiamati ad esprimersi, tra cui figurano 12 professori universitari provenienti da 9 atenei differenti: “Il cosiddetto Progetto Definitivo 2024 non è stato né aggiornato né integrato con risposte esaurienti alle 18 prescrizioni, solo parzialmente ottemperate secondo la Commissione Tecnica Via, Ctvia (Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale) nel 2013”. Quello che emerge come limite inequivocabile degli oltre 9000 file, prodotti dalla Stretto di Messina Spa ed Eurolink e depositati nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, è che la quasi totalità (il 95%) degli stessi sono stati redatti tra il 2011 e il 2012. “Quindi stiamo parlando di un progetto vecchio di 11 anni ampiamente lacunoso nelle risposte alla richiesta di integrazioni che lascia insuperata la Valutazione di Incidenza negativa che fu espressa sempre nel 2013 e, come minimo, tutte le prescrizioni del Parere della Commissione Tecnica Via “spiegano gli esperti.

PER IL PONTE SULLO STRETTO UN “PROGETTO VECCHIO” E CON UNA LUNGA SERIE DI CRITICITA’

Nonostante la concessione di soli 30 giorni per redigere le controdeduzioni all’opera (invece dei 60 ordinari), il gruppo tecnico-scientifico ha individuato una lunga serie di criticità a carico di ciascuno dei settori considerati: da quello ambientale a quello del paesaggio e dell’urbanistica, dalla componente della salute pubblica all’analisi socio-economica, dalle scelte trasportistiche e infrastrutturali a quelle più prettamente ingegneristiche. Riguardo quest’ultimo aspetto i tecnici si domandano: “Il ponte sta in piedi?”. Pare che la risposta deducibile sia: no.

L’attraversamento stabile

L’attraversamento stabile dello Stretto, com’è noto sarebbe una struttura a campata unica di circa 3.300 metri di lunghezza, sorretto da torri di 400 metri a doppio impalcato (stradale e ferroviario) in un’area nota per i venti dal carattere impetuoso e turbolento. “La sfida ingegneristica è letteralmente in-credibile. – secondo il parere espresso nelle osservazioni – Il salto realizzativo per completare il ponte sarebbe senza precedenti rispetto al passato e sarebbe pari al 140% della maggiore luce per un ponte ferroviario (terzo ponte sul Bosforo,1408 m), peraltro non ancora aperto al traffico ferroviario. Per resistere al vento medio l’impalcato del ponte si deformerebbe e oscillerebbe, – e spiegano ancora – sono da considerare anche le vibrazioni della struttura e le oscillazioni dei lunghissimi cavi e fili (più di 5.300 m. ciascun cavo, con un totale di 943.000 km di fili)”.

Una struttura poco antisismica e che rovina il paesaggio

Gli esperti non colgono nessuna rassicurazione neppure dal punto di vista sismico, poiché la relazione del progettista si basa su una resistenza ai terremoti fissata prendendo in considerazione il parametro della magnitudine del sisma del 1908, ossia 7.1; ma in una delle aree con il maggiore rischio sismico della regione mediterranea “Questa assunzione non ha alcun senso da un punto di vista geologico ed è una grave falla di progettazione dell’intera opera. È un errore marchiano e colpevole fare riferimento alla magnitudo dell’ultimo forte terremoto del 1908 quale massimo evento atteso – poiché – è un dato recente di una lunghissima serie di dati a noi sconosciuta”.

Benefici economici inferiori ai costi e danni ambientali

Non va meglio neppure dal punto di vista economico perché i 15 miliardi necessari alla costruzione del ponte “oltre ovviamente a comportare un rilevantissimo onere per le casse pubbliche, – persino ultimato – genera anche benefici economici inferiori ai costi (cioè, una perdita) per circa 1,5 miliardi di Euro”.
Tra i danni ambientali gli esperti illustrano gli impatti rilevanti sulla biodiversità dell’area a partire dalla fauna marina a quella dei volatili migratori e segnalano nel documento gravi omissioni dome quelle sulle misure di conservazione in essere sui due territori e “ignora tutt’oggi il Piano Territoriale Provinciale a Valenza Paesaggistica di Reggio Calabria”. Si parla poi di tombare torrenti e deviare canali “amplificando i rischi per un territorio fragilissimo”.

Un progetto, dunque, che rimanda di continuo al Progetto esecutivo “per la stragrande maggioranza delle richieste, non soddisfatte, del 2011- 2012 stanno a testimoniare nient’altro che la grandissima e consapevole approssimazione e superficialità della documentazione prodotta e i limiti incolmabili del Progetto Definitivo 2024, nonché la strumentalità consapevole della forzatura in atto” sono, queste, le certezze dei firmatari del documento.

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