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La conferenza stampa dell'operazione

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REGGIO CALABRIA – Le cosche della ‘ndrangheta si sarebbero inserite nella gestione degli appalti della sanità reggina, grazie alla creazione di imprese che condizionavano il mercato.

Lo ha scoperto la guardia di finanza di Reggio Calabria che ha eseguito 17 misure cautelari, sequestrando imprese per un valore di oltre dodici milioni di euro.

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Tra le persone arrestate c’è il consigliere regionale Nicola Paris (IL PROFILO), eletto con lista “Calabria Libertà Unione di Centro”. Il quarantenne reggino si trova agli arresti domiciliari con le accuse, a vario titolo, di turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti, associazione per delinquere semplice.

L’operazione “Inter nos” è stata condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, eseguendo numerosi provvedimenti cautelari personali e patrimoniali, con il supporto di altri reparti del Corpo, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Livorno, Verona e Milano.

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Le indagini del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria e dallo Scico hanno permesso di individuare le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel sistema sanitario e, in particolare, nella città di Reggio Calabria e sulla fascia ionica reggina.

«Inutile commissariare le Asp – ha detto in conferenza stampa Gerardo Dominijanni, nominato procuratore vicario di Reggio Calabria – se restano sempre gli stessi soggetti che favoriscono il sistema. Sono stati ricostruiti fatti di corruttela dal 2010 ad oggi. Anche le altre cosche sottomesse alla cosca del territorio che esercitava estorsione pura, anche sui dipendenti. Inaccettabile la confusione creata da pubblici ufficiali corrotti per pagare più volte la stessa fattura».

Sottratti dispositivi anticovid e vaccini

Nell’inchiesta è emerso che dispositivi di protezione contro il Covid-19 sarebbero stati sottratti persino al personale sanitario, così come i vaccini.

La guardia di finanza ha ricostruito che le persone coinvolte “in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-Covid-19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza”.

Inoltre, una volta iniziato il periodo di vaccinazione, gli indagati avrebbero ottenuto le dosi nonostante non rientrassero nelle categorie previste nella prima fase della campagna. Episodi che, secondo gli inquirenti, avrebbero evidenziato lo strapotere, ma anche l’arroganza delle persone coinvolte nell’indagine.

Servizi di pulizia e sanificazione alla ‘ndrangheta

L’attività investigativa ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri, risultati essere “legati” a varie consorterie criminali operanti nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, sono riusciti per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l’ente appaltante.  

Dopo innumerevoli proroghe illegittimamente concesse, viene indetta una gara per l’affidamento del medesimo servizio che verrà aggiudicata, grazie ad un collaudato sistema di corruttela, alle stesse società, nel frattempo riunitesi in Associazioni temporanee di imprese; indebite dazioni che, lungi dall’esaurirsi con l’aggiudicazione dell’incanto, sono state elargite in maniera continuativa e sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il patto scellerato siglato. 

False fatturazioni

Per come emerso, il sodalizio investigato, al fine di poter fornire lecita giustificazione agli ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, era solito fare ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano sono in essere, altresì, leciti rapporti commerciali.  

Corruzione di dirigenti

Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruzione che hanno coinvolto anche il direttore della struttura complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’Asp di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi in una “corsia preferenziale” per il pagamento delle prestazioni rese. 

Voti e rapporti con Paris

Il rapporto del direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell’incarico di prossima scadenza, il tutto attraverso l’intermediazione del consigliere della Regione Calabria Paris, raggiunto dagli arresti domiciliari, la cui campagna elettorale era stata, tra l’altro, sostenuta da alcuni degli indagati. 

L’attività svolta ha anche permesso di rilevare come le componenti l’Ati abbiano svolto con modalità difformi da quelle previste i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione, affidati dall’Asp a seguito del diffondersi dell’epidemia da nuovo coronavirus, da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della provincia di Reggio Calabria.  

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