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Un immagine del video postato sui social

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POLISTENA (REGGIO CALABRIA) – «Le immagini parlano da sole, aggiungo semplicemente che anche se non fossi la proprietaria del gattino, sarei comunque sconvolta da come dei ragazzi di diciotto anni possano pensare che questo sia un bel modo di “scherzare” e di passare il tempo».

Queste le parole della giovane proprietaria del gattino in relazione al video, ormai virale sui social, nel quale è stata filmata a Polistena l’assurda violenza perpetrata sull’indifeso animale. Un video in cui ad esser protagonista è la logica del branco, fotogrammi nei quali un giovane ragazzo mima un atto sessuale su un gatto, incitato dalle risate degli amici che non intervengono a fermare ciò che è ben lontano da una goliardica bravata, e finito “l’amplesso” scaraventa di peso l’indifeso animale in aria lanciandolo in direzione opposta e lontana rispetto a dove il video è stato girato.

Un audio agghiacciante, immagini che fanno riflettere, come a far pensare è l’atteggiamento dei membri del gruppetto protagonista dell’assurdo gesto. Incitazioni, risate e per finire una condivisione collettiva di un’assurda eccitazione, infatti nel video caricato dagli stessi protagonisti sui propri profili social, salta all’occhio l’atteggiamento di due giovani ragazzi che, frontalmente a chi riprende, ridono e tengono le proprie mani sui pantaloni, in direzione del basso ventre.

Ma ciò che ancor di più sconvolge in questa crudele e assurda storia è l’atteggiamento postumo alla vicenda degli autori, incapaci di comprendere, o di volerlo fare, la gravità di quanto hanno commesso. «Ho scoperto il tutto aprendo instagram – ha dichiarato la padroncina del gattino – e guardando le storie di tanta gente che stava repostando e, inorridita ed incredula, ho constatato che si trattava del mio gatto. Due dei ragazzi del video mi hanno scritto scusandosi, dicendomi che stavano scherzando perché credevano che il gatto fosse randagio, come se questo li giustificasse a fare simili cose. Per fortuna il micio sembra stare bene seppur in stato confusionale, vedremo come andrà nei giorni a seguire».

E, a minimizzare e negare il tutto, è la dichiarazione del protagonista del video, il quale sul proprio account social afferma di «non aver lanciato nessun gatto, anzi volevo pure portarmelo a casa, solo per un gesto fatto per scherzare non potete condannare una persona».

La condanna invece, a ragion veduta, è stata immediata e accorata. All’indignazione di singoli cittadini e concittadini dei ragazzi e alla mobilitazione tramite web, si è unita la dura la reazione delle associazioni animaliste. Tra queste l’associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente la quale si è nell’immediato mobilitata per sporgere denuncia per maltrattamento di animale nei riguardi dei tre ragazzi. «L’orrore e il peggio non hanno fine- ha dichiarato in una nota il presidente nazionale della suddetta associazione, Di Lorenzo Croce- dopo i fatti di Benevento altri gatti seviziati dai ragazzi, questa volta accade in Calabria e per la precisione a Polistena. Credo, che oltre a generici appelli al buon senso ed alla condanna dei fatti, serva anche un inasprimento forte delle pene per chi commette simili reati a danno di esseri viventi in questo caso cuccioli».

Identificati e denunciati alla procura i tre giovani coinvolti

I tre giovani protagonisti della vicenda sono stati individuati e denunciati. Si tratta di tre studenti, un maggiorenne e due minorenni, adesso indagati per maltrattamento di animali.

I carabinieri sono risaliti a loro grazie al video postato su Instagram che li ritrae mentre maltrattano il piccolo animale e poi lo lanciano con violenza verso l’alto.
All’identificazione dei tre, i militari sono giunti attraverso l’analisi delle videoriprese ed accertamenti sul profilo social del giovane, minorenne, che per primo ha diffuso la registrazione del maltrattamento. Attraverso l’esame incrociato dei suoi contatti social è stato possibile dare un volto anche ai due autori materiali degli atti subiti dal felino.

Quanto accertato dai carabinieri è stato poi trasmesso alla Procura della Repubblica di Palmi e alla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria

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