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Un rigassificatore

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GIOIA TAURO – A distanza di tre lustri da quando sembrava che si potesse avviare il progetto di costruire il polo del gas a Gioia Tauro, il medesimo dossier del rigassificatore esce dal letargo spinto dagli eventi bellici dell’Ucraina. Ma, le tre associazioni ambientaliste più importanti d’Italia, ossia, Legambiente, Greenpeace Italia e Wwf Italia, contrari alla creazione dei manufatti metaniferi, hanno avanzato al governo Draghi dieci proposte «per affrontare la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del gas riducendone fortemente i consumi e sviluppando al massimo le fonti rinnovabili».

«Il nostro Paese – sostengono le tre sigle – deve autorizzare, entro un anno, almeno 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili da costruire entro il 2026 come impianti fotovoltaici, agrivoltaici, eolici a terra ed eolici offshore».

Legambiente Calabria, in particolare sostiene che costruire in Calabria un rigassificatore per liberarci dal ricatto della Russia abbia una motivazione errata e paradossale.

E continua: «In Calabria si torna a discutere del rigassificatore di Gioia Tauro dopo che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha informato il Consiglio regionale della ripresa dell’iter di costruzione dell’impianto, con il riavvio dei contatti con Sorgenia, uno dei soci di Lng Medgas Terminal insieme a Iren. L’impianto, che dovrebbe essere realizzato entro qualche anno dalla società proponente Lng, ricoprirebbe un’area di circa 47 ettari ricadente nei comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno. In questo modo, saranno riportati allo stato gassoso 12 miliardi di metri cubi all’anno di combustibile, reso liquido per il trasporto in navi cisterna per il cui attracco sarà realizzata un’apposita piattaforma di scarico a 500 metri circa dalla costa. L’impianto avrebbe il dichiarato intento di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico del Paese dopo le sanzioni alla Russia conseguenti alla guerra in Ucraina. Si tratta di una motivazione errata e paradossale. Non c’è logica alcuna nel realizzare rigassificatori per liberare l’Italia dal ricatto del gas russo comprando il gas da Paesi come Egitto, Algeria, Libia, Qatar Azebaijan, Congo, Angola o Usa. L’obiettivo deve essere, invece, quello di rendere l’Italia indipendente in maniera strutturale dall’estero».

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, aggiunge e conclude: «La transizione ecologica non è un esercizio linguistico destinato ad essere smentito da progetti che vanno nel senso opposto, ma deve piuttosto essere la direzione effettiva in cui deve andare la Regione Calabria e l’intero Paese con coerenza e capacità di visione. Per arginare gli effetti negativi del cambiamento climatico, rispettare gli impegni fissati dall’Europa e abbassare il costo dell’energia che sta pesando in maniera drammatica sui bilanci familiari ed aziendali, dobbiamo tagliare i consumi di tutti i combustibili fossili e puntare sulle fonti rinnovabili, che forniscono energia pulita, economica e potenzialmente inesauribile. Non possiamo che essere contrari alla logica miope che regge progetti come quello del rigassificatore di Gioia Tauro. Al contrario, la Calabria, per la sua morfologia e le sue caratteristiche naturali, è un luogo privilegiato per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile, come quelli basati su sole e vento, che possono creare sviluppo ambientalmente sostenibile incentivando l’occupazione e l’economia della nostra regione».

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