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Eugenio Guarascio

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COSENZA – Ieri abbiamo scritto della possibilità che il gruppo lombardo A2A possa essere interessato a partecipare alla futura gara per la gestione del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Naturalmente si tratta di una ipotesi, che fra l’altro non è l’unica sul tappeto. Alla vicenda, come ci spiega il presidente Eugenio Guarascio, è interessata anche Ecologia Oggi, la società che attualmente lo gestisce.

Presidente, da quando gestite l’impianto di Gioia Tauro?

«Guardi noi lo gestiamo da circa undici anni, esattamente da quando Veolià ha deciso di andare via dalla Calabria. Lo ha fatto con l’impianto di Gioia, sta provando a farlo con Sorical».

Il motivo sta nella difficoltà ad incassare, che avete anche voi mi pare…

«Sì, c’è sempre questo problema dei ritardi negli incassi perché i cittadini pagano ai Comuni, i Comuni dovrebbero pagare l’Ato e quest’ultima noi che gestiamo. È evidente che la catena è molto lunga e che, considerata la situazione dei Comuni sia sotto il profilo delle risorse finanziarie sia sotto quello della dotazione di personale, noi finiamo per finanziare il sistema in pratica. Ma come ho detto tante volte abbiamo le spalle larghe perché abbiamo credibilità bancaria, ma non siamo una banca. Abbiamo anche noi l’esigenza di pagare le materie prime, i fornitori».

Non mi pare che lei sia un filantropo…

«No, faccio l’imprenditore, ma credo molto nel valore sociale dell’impresa, delle ricadute che ogni impresa può garantire al suo territorio. Per questo il mio gruppo negli anni ha diversificato gli investimenti anche nell’editoria e nel calcio. Le dico questo perché le grandi multinazionali hanno al centro dei loro pensieri il business, se non funziona è chiaro che vanno via. Noi imprenditori locali siamo più ancorati al territorio, ci sentiamo addosso una certa responsabilità».

Quindi lei è interessato alla gestione futura dell’impianto?

«Certo che sì. Abbiamo il personale, abbiamo il know how, abbiamo tutte le certificazioni ambientali. Facciamo questo di mestiere, insomma».

Ma come siete arrivati a gestire l’impianto?

«Innanzitutto va precisato che noi gestiamo due linee dell’impianto, le altre due, la terza e la quarta, non sono mai state attivate. Lo gestiamo semplicemente perché abbiamo vinto una gara».

Se non ricordo male però si tratta di una assegnazione provvisoria…

«Sì la gara venne bandita dall’allora commissario all’emergenza rifiuti Speranza. Aveva durata annuale perché nelle more si doveva preparare la gara per la gestione vera e propria. Purtroppo questa gara ancora non è stata fatta e quindi andiamo avanti da dieci anni di proroga in proroga».

Quindi la Regione è stata inadempiente?

«Non è questione di inadempienza. Piuttosto il mio settore sconta lo stesso problema che sconta la sanità che è commissariata. Allora non si sa mai con chi parlare nel senso che prima c’era il commissario, poi la gestione è tornata alla Regione, poi ai Comuni attraverso gli Ato. Insomma non essendoci una continuità amministrativa è difficile mettere sul tavolo un discorso di prospettiva».

Qualcuno dice che a causa di queste incertezze avete investito poco o nulla nell’impianto…

«Questa è uno sciocchezza perché noi guadagniamo in base a quanti rifiuti entrano nell’impianto. Per questo deve essere efficiente e abbiamo effettuato diversi investimenti in questi anni per tenere performante la linea che gestiamo. Diverso è il discorso sulle altre linee che devono essere proprio attivate, ma servono procedure che in questo momento non possiamo espletare».

Mi faccia capire una cosa. A2A è nata dalla fusione fra due municipalizzate, quella di Milano e quella di Brescia, e poi è riuscita ad attrarre diversi investitori sul mercato. Possibile che in Calabria le nostre municipalizzate portano solo debiti e non riusciamo a mettere in piedi modelli virtuosi?

«Io credo che in Calabria abbiamo tutte le potenzialità per sviluppare discorsi simili. Ci sono sul territorio imprenditori che sono davvero punti di riferimento del settore. Noi stessi negli anni abbiamo collaborato con veri e propri colossi. Quello che manca è lo spirito di squadra, di fare rete fra noi imprenditori. Dall’altro lato la certezza delle regole intese come continuità amministrativa come le spiegavo prima e anche come capacità di riscossione. In Calabria su 404 comuni circa 300 sono sotto i 5000 abitanti. Molti fanno fatica ad emettere i ruoli se non dopo anni. È chiaro che questo aumenta l’evasione fiscale. Un conto se a un cittadino arriva ogni mese nella cassetta delle lettere una bolletta, un altro è se gli arriva magari una cartella riferita a un anno o sei mesi. Non mi risulta che in Lombardia, ad esempio, ci sia l’evasione che abbiamo in Calabria e non perché i lombardi siano più onesti dei calabresi ma perché il sistema di riscossione funziona. Ecco allora se posso permettermi un suggerimento alla politica direi che su questo aspetto serve maggiore attenzione e una strategia come magari creare un’agenzia unica di riscossione per esempio. Spero quindi che questo nuovo corso possa andare nella direzione di avere pagamenti puntuali nei contratti in essere e quelli in divenire».

Senta ma secondo lei il rilancio dell’impianto di Gioia Tauro da solo potrebbe definitivamente risolvere l’emergenza rifiuti in Calabria?

«Assolutamente sì, ma naturalmente va accompagnato da una raccolta differenziata fatta ad hoc. Per il momento la nostra regione è a macchia di leopardo. Ci sono provincie dove è all’anno zero, in altre è molto più avanti. Guardi noi gestiamo, fra le altre cose, la raccolta a Cosenza e a Paola dove abbiamo raggiunto percentuali di differenziata rispettivamente del 70% e dell’84%. Bisogna quindi spingere con la differenziata premiando i comuni».

Magari anche i cittadini perché se non ho vantaggi sulle tariffe e magari ho dubbi che i rifiuti vengano differenziati davvero, non mi sento molto motivato a farlo…

«Certo questo è un obiettivo. Ma vorrei precisare che i rifiuti vengono riciclati eccome».

Esistono impianti in Calabria?

«Certo il Conai ha attivato diverse piattaforme. Noi stessi produciamo un ottimo compost agricolo dall’umido che raccogliamo dai cittadini. Certo poi dipende dal tipo di rifiuto perché siamo sempre 1,8 milioni scarsi di abitanti. È chiaro che raccogliamo quantità di cartone relativamente basse per cui poi dobbiamo portarlo nelle cartiere del Nord. Stesso discorso con la plastica. Ma ripeto grazie all’economia circolare e al potenziamento di Gioia Tauro possiamo non solo arrivare allo slogan ripetuto da molti delle discariche zero, ma dimenticarci definitivamente l’emergenza rifiuti».

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