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Leo Autelitano, presidente del Parco Nazionale d'Aspromonte

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LEO Autelitano, presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, è uno di lungo corso fra politica e direzione di aziende. Dal 2020 è a capo del Parco. Lo è stato anche ai tempi belli fra il 2007 e il 2012 ed è stato sindaco di Bova dal 1995 al 2000. È particolarmente orgoglioso del lavoro svolto a Bova.

«Dal terremoto del 1978 – dice – nel nostro borgo la ricostruzione stava andando troppo a rilento e all’epoca la Regione Calabria aveva una legge che favoriva i trasferimenti dei centri abitati. A me non piaceva né l’idea, né la lentezza con la quale si procedeva. Andai dall’assessore ai Lavori pubblici del tempo (era Pietro Fuda, ndr) e gli chiesi la modifica della legge. Fuda venne a farci visita e si convinse al punto da cambiare la legge. Iniziammo la ricostruzione del borgo che è diventato bellissimo ed è un luogo molto visitato dai turisti grazie ad un sistema di accoglienza che funziona molto bene».

Replicherà questa esperienza nel Parco?

«Noi abbiamo il compito di preservare l’Ambiente e di aiutare i Comuni nelle strategie di sviluppo. Non abbiamo vere e proprie competenze nel Turismo. Questo compito spetta ai singoli Comuni».

Come li aiuterete, pensa a un piano di sviluppo turistico?

«Noi siamo in montagna, una montagna aspra dove per percorrere pochi chilometri si impiegano ore. Pensi che da Roccaforte del Greco a Condofuri Marina si impiega un’ora e sono soli 25 chilometri. Magari uno che conosce la strada impiega tre quarti d’ora».

A quale soluzione pensa?

«Il fatto è che sono necessarie infrastrutture stradali. Per accogliere visitatori in senso generale, escludiamo ovviamente gli escursionisti, è necessario dotare i territori di comodità e di sicurezza. Roccaforte del Greco è un luogo incantevole. È lì che nasce la frana Colella che alimenta la fiumara dell’Amendolea. È un luogo che muta quasi a vista d’occhio. Nel giro di qualche mese ti ritrovi il paesaggio mutato».

È uno dei geositi Unesco?

«Sì. È la più grande frana attiva d’Europa. Da Roccaforte del Greco si vede l’Amendolea che sembra un serpente argentato che si muove lentamente alimentato da una frana di 180 chilometri quadrati. È qualcosa di unico al mondo che andrebbe valorizzato. Ma la montagna va gestita diversamente da un luogo come un centro abitato. In montagna bisognerebbe pensare al turismo esperienziale. In realtà dobbiamo mettere mano alla valorizzazione turistica, tenendo presente che il nostro compito è preservare l’Ambiente».

Il riconoscimento di Geoparks Unesco è cosa fatta. Avete progetti in mente?

«L’Unesco non ha fatto altro che riconoscere come meritevoli di tutela quello che noi avevamo già. I geositi riconosciuti sono di varia natura da calcari giurassici, ai depositi alluvionali, ai graniti. Si tratta di una miriade di particolarità del suolo che fanno del Parco un posto unico».

Torniamo al Turismo che è uno dei mezzi per lo sviluppo delle aree.

«Credo, come dicevo prima, che debbano essere i Comuni a decidere le loro strategie. Prendiamo ad esempio San Giorgio Morgeto. È un luogo molto importante che anticamente si chiamava Italia e ha dato, poi, il nome alla nostra nazione. Quello che manca, a mio avviso, è la consapevolezza da parte degli abitanti e, spesso, anche da parte degli amministratori. Vorrei che questo fosse chiaro e m adopererò affinché questo venga superato. Bova si è sviluppata dal punto di vista turistico perché gli abitanti hanno preso consapevolezza del valore del loro borgo. Pensi che in quel piccolo borgo ci sono migliaia di posti nei ristoranti, ci sono artigiani che vendono i loro prodotti, ci sono alloggi per i visitatori, ci sono agenzie di viaggio che vendono il loro prodotto all’estero e ci sono aziende che si occupano soltanto di accoglienza. È un modello che andrebbe ripetuto negli altri Comuni del Parco, pur tenendo presente le diverse ubicazioni. E, in ogni caso, non ci può essere sviluppo se per raggiungere un luogo debbo viaggiare su un’auto che non può superare i venti chilometri all’ora a causa delle strade poco praticabili, E la soluzione non è il trasferimento dei centri abitati. Si deve fare di tutto per far rimanere i borghi dove sono».

E dei distretti del Cibo che ne pensa?

«È abbastanza evidente che non ci sono idee chiare. Sento parlare di un distretto che abbraccia tutta la provincia di Reggio Calabria. Così si perde di vista l’identità territoriale. L’Area Grecanica, ad esempio, è portatrice di una cultura diversa rispetto alle altre zone e questo di riverbera anche nel modo di cucinare e nei prodotti che si utilizzano. Non ha senso realizzare distretti troppo grandi».

E sulla Ciclovia dei Parchi?

«Una buona idea. È un’infrastruttura intelligente e debbo dire un buon utilizzo del Por appena chiuso. I fondi altrimenti si sarebbero persi».

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