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I sindaci accordi a Siderno da tutto il Reggino

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È piena di speranza la foto scattata ieri davanti al municipio di Siderno.

Mostra tutti i sindaci del Reggino, quasi tutti con la fascia tricolore, accorsi a Siderno per schierarsi attorno alla loro collega Maria Teresa Fragomeni, neoeletta a Siderno dopo anni di commissariamento per infiltrazione mafiosa, accolta con i fuochi d’artificio dalla malapianta locale dei soliti noti.

Quattro auto incendiate (due di proprietà dell’amministrazione comunale e due di un consigliere di minoranza) e un proiettile depositato sulla finestra dell’ufficio elettorale del Comune. 

I sindaci rappresentano un presidio. Sono rappresentanti di comunità. I loro municipi sono la prima linea della sana convivenza. A Siderno ieri non hanno guardato alle loro appartenenze politiche. Sono il segno tangibile che è la ‘ndrangheta che deve aver paura della loro mobilitazione.

Il segnale mafioso che ha lanciato al sindaco Fragomeni è rimbalzato su un muro di democrazia.

E domani il direttivo regionale dell’Anci, l’organismo dei sindaci, si riunisce a Siderno per rafforzare questa mobilitazione popolare dal basso. 

I sindaci lucani a Matera

La foto di ieri me ne ha ricordato una simile. Era quella di tutti i sindaci della Basilicata che nel 2014 accolsero i commissari a Matera che dovevano decidere la Capitale europea della Cultura del 2019.

Da tempo, si sta costruendo un percorso per candidare l’intera area locridea a Capitale italiana della cultura nel 2025.

Mi piacerebbe rivederla la foto di ieri. Allargata a tutti i sindaci della Calabria che sostengono questa candidatura.

Matera ha rovesciato lo stereotipo di vergogna d’Italia. La Locride deve rovesciare quello del male assoluto. Se non cambia la Locride non cambia la Calabria.

Anche per questo dobbiamo continuare a mettere paura alla ‘ndrangheta.

Domani a Platì, sempre nella Locride, nella piazza del paese tristemente noto per le sue ‘ndrine feroci, si pianterà l’albero della legalità. In particolare si ricorderà il sacrificio del sindaco Domenico Natale De Maio ucciso dalle lupare. 

È finito quel tempo. La dove c’era malapianta nascono alberi diversi. I sindaci davanti ai municipi uniti mettono paura alle ‘ndrine. 

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