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Nicola Gratteri durante la conferenza stampa dell'operazione Rinascita 3

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Il ruolo svolto da Giovanni Barone ricostruito dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine Rinascita 3 Assocompari

Giovanni Barone è la persona sulla quale ruota tutta l’indagine della Dda di Catanzaro Rinascita 3 Assocompari. Il nome di Barone emerge in plurime inchieste antimafia. Indagini condotte nel corso degli anni da diversi uffici giudiziari e che hanno evidenziato «i gravi indizi colpevolezza in ordine alla partecipazione dello stesso all’articolazione della Locale di Sant’Onofrio facente capo alla famiglia Bonavota».

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In particolare «la vicinanza al gruppo criminale in questione appare acclarata alla luce dei plurimi e stretta contatti mantenuti dall’indagato». Contatti con «esponenti facenti parte della cosca quali Nicola Bonavota, Gaetano Loschiavo, Giuseppe Fortuna (cl. ’77), Raffaele Cugliari e Domenico Cugliari (cl. ’82), nonché con esponenti della cosca Arona-Serratore (anch’essa riconducibile, in suolo piemontese, al sodalizio dei Bonavota)».

RINASCITA 3 ASSOCOMPARI: GIOVANNI BARONE E I RAPPORTI CON LE ‘NDRINE

Le indagini hanno evidenziato la consapevolezza e la volontà di Barone di mettere «la propria persona al servizio “senza punti e senza virgole” del gruppo criminale, divenendo egli stesso un prezioso asset votato al reperimento di risorse economiche e alla gestione di attività commerciali a vario titolo riconducibili alla cosca stessa».

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L’azione di Barone avrebbe quindi favorito economicamente la cosca di appartenenza mediante «erogazione di somme di denaro o attraverso la messa a disposizione dei componenti della stessa di svariate risorse. Tali condotte criminose, caratterizzate dall’avvicinamento e dall’impossessamento di imprese in crisi, oltre che dalla realizzazione di una rete di intestazioni fittizie attraverso le quali veicolare risorse nei confronti del gruppo criminale, sono state ampiamente riscontrate anche nell’ambito della presente indagine».

LE AZIENDE E L’ATTIVITÀ IN UNGHERIA

L’indagato, infatti, «opportunamente coadiuvato dall’avvocato ungherese Edina Szilagyi, risulta avere costituito e controllare occultamente tutt’ora una serie di società estere da maggior parte delle quali in Ungheria e localizzate come sede legale presso lo studio della professionista».

Attraverso le società Barone sarebbe «stato in grado di reperire ingenti risorse economiche». Tutto «attraverso illeciti internazionali come nel caso della truffa ordita ai danni dei sultani omaniti per l’ammontare di 1.000.000 di euro. Tali risorse, ancorché per la maggior parte utilizzate dall’indagato per scopi personali, venivano in parte destinate a beneficio di soggetti intranei  alla cosca».

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