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VIBO VALENTIA – Commissariata, in terra di ‘ndrangheta, finisce pure l’Affruntata. Niente aste sulle statue dei santi, niente sorteggi e niente confraternite; a Sant’Onofrio e Stefanaconi, domenica di Pasqua, i portatori del Cristo Risorto, della Madonna e del San Giovanni, li sceglierà la Protezione civile tra i propri volontari. Decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Giovanni Bruno, concertata con il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo. 

A far scattare l’allarme – che ha condotto prima alla convocazione dei vertici delle forze di polizia del territorio e, poi, ad una così drastica decisione – è stato l’esito del sorteggio dei portatori, che aveva designato una persona che i tutori dell’ordine e della sicurezza pubblica hanno ritenuto legata – non è chiaro se direttamente o indirettamente – ad ambienti della criminalità organizzata.

Gli effetti del provvedimento del Comitato presieduto dal prefetto Bruno e della Diocesi guidata da monsignor Renzo – adottato quindi per esorcizzare infiltrazioni mafiose nelle funzioni pasquali, che le rivelazioni di vecchi e nuovi pentiti indicano strumentalizzati da boss e picciotti per manifestare la propria influenza sulla comunità o per compiere riti di affiliazione e fedeltà – si sono visti già nel corso delle manifestazioni di ieri sera, quando sono stati proprio i volontari della Protezione civile a condurre i santi in spalla. Venerdì santo atipico, a Stefanaconi e Sant’Onofrio, con carabinieri e poliziotti, in gazzella e pantera, in divisa e in borghese, a scortare discretamente le processioni in un clima gelido.

Sant’Onofrio, si ricorderà, nel 2010 finì – proprio per la sua Affruntata – sulle prime pagine della stampa nazionale. Pasqua di paura, tensioni e polemiche, quella, funestata dagli spari alla casa del priore e dai sospetti di condizionamento mafioso delle funzioni religiose. Divenne un caso mediatico che fece slittare la funzione pasquale di una settimana. L’Affruntata si svolse nell’assedio di giornalisti, cameramen e fotoreporter. Blindata dalle forze dell’ordine. E vide anche la partecipazione di numerosi politici in passerella giunti d’ogni anfratto della Calabria. Da allora in avanti si decise, per assicurare trasparenza ed evitare presenze sgradite, di interrompere la tradizione dell’asta e procedere al sorteggio tra confratelli e fedeli. 

L’Affruntata di Stefanaconi è balzata alla cronaca solo recentemente, una volta deflagrata l’indagine “Romanzo criminale” (LEGGI IL FASCICOLO IN AGGIORNAMENTO DINAMICO CON LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE ROMANZO CRIMINALE) contro la cosca Patania. Indagato in quel procedimento penale, l’ex parroco don Salvatore Santaguida, per il quale giovedì scorso il gip distrettuale Maria Rosaria Di Girolamo ha rigettato la richiesta d’arresto formulata dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Simona Rossi.

«Non corrisponde a verità – aveva sostenuto la pentita Loredana Patania – che il parroco (Santaguida, ndr) abbia escluso dalla processione i componenti della ‘ndrangheta. Da sempre mio zio Fortunato Patania, fino alla sua morte, ha sempre finanziato tale processione». Metteva, dunque, i soldi di tasca, «insieme ai confratelli della parrocchia per raggiungere la somma necessaria all’organizzazione della processione, nonché dei festeggiamenti nel momento in cui il denaro raccolto non era sufficiente». La statua di San Giovanni, all’Affruntata, sarebbe stata appannaggio delle giovani leve del clan che «dovevano portarla obbligatoriamente e non poteva essere presa da soggetti estranei alla cosca». 

A riscontro delle dichiarazioni della pentita, i filmati estrapolati dai carabinieri relativi all’Affruntata del 2009, nella quale si vede la presenza di un esponente del clan Patania, al fianco dell’allora parroco, presente anche in occasione dell’estrazione delle buste con i nominativi dei portatori delle statue.

 

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