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Il palazzo municipale di Vibo Valentia

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Parla la funzionaria del Comune di Vibo il cui marito si è reso protagonista di una presunta aggressione alla dirigente municipale: “È stata la Teti ad aggredire prima me”

VIBO VALENTIA – Il clamore suscitato dall’aggressione della dirigente del Comune di Vibo, Adriana Teti, ad opera di una persona, marito di una funzionaria dello stesso ente, è stato inevitabilmente ampio. Ma la consorte del presunto autore dell’aggressione (entrambi sono stati comunque denunciati) ha voluto mettere in chiaro alcuni passaggi. Ed è per questo che ha fornito la propria versione sui fatti avvenuti ieri, 4 luglio, al palazzo municipale mentre nell’aula consiliare era in corso il civico consesso, poi interrotto.

L’interessata, che di fatto conferma quanto riferito in anteprima dal Quotidiano del Sud in ordine a dinamica e motivazioni del gesto, aggiunge un particolare. Vale a dire quello di essere stata aggredita per prima.

L’interessata esordisce, pertanto, con la propria versione. E lo fa dicendo di essere venuta a conoscenza, sempre ieri, “dell’imminente approvazione di un provvedimento, tra l’altro in contrasto con altri precedentemente adottati, che, per l’ennesima volta, mi avrebbe penalizzata a favore di altri dipendenti”. A quel punto “pur essendo in ferie, ho deciso così di recarmi al Comune per avere chiarimenti dal sindaco. Mio marito ha voluto accompagnarmi visto il mio stato di agitazione”.

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“Una volta giunta, ho atteso invano, per circa tre ore, con il sindaco che era impegnato nella seduta di Consiglio comunale in corso. Pertanto, nel frattempo, ho avuto modo di discutere con il segretario generale, nonché dirigente al personale, al quale ho esposto tutte le mie perplessità in merito all’atto. Dopodiché mi sono avviata verso l’uscita e ho incontrato la mia attuale dirigente, la dott.ssa Adriana Teti, con la quale fino a quel momento non avevo avuto alcuna discussione”.

“Quest’ultima avendo probabilmente già intuito la motivazione della mia visita, mi ha urlato contro dicendo “Io non c’entro niente”. Nell’allontanarmi per andare via, mi ha inseguito e continuando ad urlarmi contro come un’indemoniata mi ha afferrato violentemente tra viso e collo urlando ancora la frase “Io non c’entro niente”. Di fronte all’aggressione, mio marito, al solo scopo di difendermi, l’ha afferrata allo stesso suo modo e l’ha liberata non appena mi ha lasciata andare, tant’è vero che nessuno dei numerosi presenti è dovuto intervenire a tal fine”.

La funzionaria ha voluto quindi evidenziare l’enorme rammarico e dispiacere con il quale ha appreso dai media “non soltanto le dichiarazione false rese dalla dirigente, ma anche l’atteggiamento tenuto dall’amministrazione comunale, dal sindaco, dalla Giunta e dai consiglieri comunali che nell’immediatezza dell’accaduto, si sono precipitati ad esprimere solidarietà a una dirigente che ha vergognosamente aggredito verbalmente e fisicamente una dipendente, anziché esprimerla nei confronti della dipendente aggredita, nonostante la possibilità di appurare facilmente la verità stante la presenza sul posto di numerosi consiglieri e dipendenti comunali”.

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